Bruxelles

Stasera volo a Bruxelles, per un servizio su quelli che, dal Trentino, sono andati a lavorare nei meandri della burocrazia UE. In Trentino, terra di soli 500.000 abitanti, si capitalizza tutto, non si butta via nulla (o quasi; c'è giusto una sorta di sovrana indifferenza verso gli scrittori, ma questa è un'altra storia...).
Quelle che vado a raccogliere dovrebbero diventare delle piccole "storie esemplari" per altri giovani studenti universitari interessati a percorrere la stessa strada. Il Trentino, che vuole essere glocale, incoraggia questa fuoriuscita di cervelli. A patto che un legame rimanga, ovviamente.
Quindi, saprò come sono andate le elezioni nella città sede della Commissione.
Devo dire che stamattina, leggendo alcuni blog, ad esempio quello di Ludik, ero un po' sconcertato: parlavano di astensione alle provinciali. Provinciali? Poi mi sono reso conto che noi trentini siamo, come sempre, sfasati rispetto al resto del Paese. Noi le provinciali le abbiamo fatte mesi fa.
No, personalmente non mi pongo il problema dell'astensione. Il candidato che voterò, qui, mi pare persona intelligente, e comunque, il vero problema è che i temi europei in questa campagna elettorale sono stati solo sfiorati. Gli unici che hanno coniato uno slogan veramente a tema sono quelli della Lega e lo slogan è: no alla Turchia in Europa (a prescindere da ciò che si possa pensare dell'allargamento della Ue fino al lago di Van e al monte Ararat, non mi pare sia una delle questioni prioritarie).
Il Trentino, assieme all'Alto Adige e al Tirolo austriaco, ha creato alcuni anni fa una Euroregione transfrontaliera e ha aperto una rappresentanza comune a Bruxelles. C'è chi dice che non serva a nulla. Lucio Caracciolo, in margine al festival dell'Economia, sosteneva che le euroregioni sono già morte, e che comunque l'identità trentina non si può fondare su queste nostalgie austriacanti. Sulle nostalgie sarei anche d'accordo, quantunque poi c'è chi ricorda ancora molto bene come il proprio nonno, a suo tempo, sia morto con la divisa del Kaiserjager (e furono la maggioranza; in Trentino l'irredentismo non ebbe mai un gran seguito, con buona pace di Cesare Battisti). Però a me pare anche che le province (autonome, quindi dotate di poteri reali) siano più interessate ai progetti del presente che alle nostalgie del passato (uno per tutti: il raddoppio della ferrovia del Brennero, che sarà parzialmente finanziato proprio dai governi locali, attraverso i proventi della A22).
Sinceramente, da un lato a volte mi dispiace vivere in una terra che sembra così avulsa dagli scenari nazionali; dopo quaranta e passa anni uno fa fatica ad appassionarsi ancora al tema dell'identità (in provincia di Bolzano,ovviamente, è ancora peggio). Dall'altra però non c'è volta in cui non constati come l'Italia di queste terre di confine mediamente non sappia nulla. Ragiona per slogan e pregiudizi, rifiuta di metterci veramente il naso nelle questioni dell'autonomia e dei rapporti transfrontalieri. Proprio quando dovrebbe invece occuparsene di più, visto che ormai più o meno tutti propendono per un modello federalista (a parole! in realtà persino la Lega è parsa accontentarsi, in passato, di un piatto di lenticchie berlusconiane).
In quanto all'Europa, mi pare una costruzione venuta su a prescindere dagli schieramenti ideologici. Chi l'ha immaginata, in fondo? In Italia uno come Degasperi: trentino, democristiano, già deputato al parlamento di Vienna, anticomunista ma capace di dire no persino al Vaticano quando gli chiese di prendere a bordo i missini, ovvero di far posto agli ex-fascisti nel suo governo. Una persona fuori dagli schemi, insomma, anche se dotato probabilmente di quel robusto pragmatismo valligiano che qui domina.
E' quello che vedo negli occhi dei funzionari che lavorano nelle istituzioni comunitarie. Certo, tecnici, o per dirla in altra maniera, più dispregiativa, "tecnocrati" (si sa, gli italiani sono santi, eroi e navigatori, l'idea che un buon burocrate hegelianamente inteso possa avere una sua non piccola utilità fatica a penetrare nelle loro menti fantasiose). Tecnici senza fronzoli, dunque, senza bizantinismi, algidi, plurilingui, preparati. Per questo forse l'Unione europea non infiamma i cuori. La sua è una dimensione postideologica, a volte un po' pavida sulle grandi scelte politiche (rimane sempre la grande vergogna delle guerre balcaniche). Ma l'Europa del XX secolo fuochi e fiamme ne ha fatti abbastanza. O no? Forse è di questo che ha bisogno oggi. Di regole comuni, di piccoli passi, di decisioni assunte senza fanfare e sventolio di bandiere, che si insinuano silenziosamente nelle nostre vite e le cambiano, ci auguriamo, in meglio. Di funzionari e tecnici dagli occhi azzurri, che quando hanno finito il loro lavoro vanno a farsi una birra alla Gran Place.

Ieri sera, prima del temporale (un altro esercizio di stile)




Quando uscì, si accorse che stava per iniziare a piovere. Il temporale estivo era venuto avanti lento, trascinandosi per tutto il pomeriggio, con impercettibili cambiamenti nella luce diffusa del cielo, dall’azzurro camicia al livido biancore, con scuraglie improvvise dietro alle montagne, e ora tutta quella elettricità e tensioni stavano per trovare sfogo, ma non ancora, avrebbe fatto in tempo a raggiungere la sua macchina, forse ad arrivare a casa.
Si rese conto che all’improvviso, qualche minuto prima, era stato molto felice, per due o tre secondi. La felicità l’aveva attraversato, mentre si sforzava di portare a termine un esercizio, aveva guizzato fra i muscoli doloranti e le molle della legs curl, un piacere così a lungo rimandato. Era stata felicità per niente, l’attimo della chiara consapevolezza di essere solo un individuo, di appartenere solo a se stesso, di avere, in fin dei conti, il pieno possesso, la piena sovranità su se stesso. Di non appartenere a lei o a lui o a loro, alle paure che accompagnavano ogni momento della sua esistenza, agli obblighi lavorativi e familiari, all’incalzare del tempo, alle indecisioni.
Si riempì bocca e polmoni di aria umida. Durava solo qualche secondo, certo, era comprensibile, lo capiva bene, lui, capiva bene tutto, non come Romano, che non aveva responsabilità su niente e nessuno. Però, se fosse potuta durare di più. Se solo ci fosse stato il modo per conciliare entrambe le cose…
Premette il tasto sulla chiave. Le porte dell’auto si aprirono con un rumore caratteristico e il lampeggiare di spie luminose.
Apparteneva ad quella specie di persone che amano a dismisura la libertà e non fanno nulla per coltivarla, aveva generazioni come lui alle sue spalle, avrebbe dovuto ricordarselo. Avrebbe dovuto tenerlo sempre bene a mente, come si tiene il portafoglio in tasca.

Sister Europe



Nel giorno delle elezioni europee, mi sembra indicata la prima canzone di successo delle Psychedelic Furs, che quando venne incisa Maastricht era ancora un miraggio.
E se l'identità europea si fondasse - anche - su questo splendido romanticismo pop? Se fosse questo che ci distingue veramente dai cinesi?
(In realtà il cantante scrisse il pezzo perché era estate e la sua morosa era andata a farsi un giro in Italia da sola. Ma ne venne fuori un gioiellino assolutamente denso e decadente...ah, potenza dell'arte, che trasfigura un lavello in una pala d'altare!).

stupid on the steinway
o sick upon a steinway
the sailors drown
see them talk and see them drown
and see them drink and fall around
upon the floor

sister of mine, home again
sister of mine, home again

lonely in a crowded room
the radio plays out of tune
so silently
the radio upon the floor
is stupid, it plays aznavour
so out of key

sister of mine, home again
sister of mine, home again

broken on a ship of fools
even dreams must fall to rules
so stupidly
words are all just useless sound
just like cards, they fall around
and we will be

sister of mine, home again
sister of mine, home again
ah ssss...

buy a car and watch it rust
sister see them fall to dust
they fall around
in another crowded room
paint me like the shirt i'm in
honestly

sister of mine, home again
sister of mine, home again
ah ssss...

sister of mine
sister of mine
sister of mine
sister of mine