Ricordo di Beniamino Andreatta


Ieri a Trento si è commemorato Beniamino Andreatta (1928-2007, ma gli ultimi anni, dal 1999 alla morte, molto tristemente li passò in coma). Economista, politico di spessore tra le fila della sinistra DC, più volte ministro, Andreatta è una di quelle figure che non devono necessariamente appartenere alla personale mitologia di ciascuno ma che nondimeno esercitano un fascino profondo, dovuto forse a quel rigore morale richiamato nella quarta di copertina del libro che gli ha dedicato un altro Andreatta, Giampaolo ("Nino Andreatta e il 'suo' Trentino", edizioni Il Margine). Fu un uomo di un'altra generazione, nel vero senso della parola. Un uomo che aveva visto la guerra e la Resistenza. Un uomo di studi classici all'epoca in cui gli studi classici erano veramente classici (cioé anche elitari), la sua prosa giovanile così ottocentesca, così "borghese", evoca un'Italia alla quale ancora erano estranee la beat generation e la scuola di Francoforte, i testi di Dylan, l'arte Pop, i fumetti, tutte le cose, insomma, che avrebbero scosso il nostro paese (e la provincialissima Trento) dal '68 in poi. L'estrazione sociale è inequivocabile (scriveva, da ragazzo, del "bisogno da molti di noi provato di un contatto con il mondo oscuro, elementare, del proletariato..."). Ma in fondo anche Bruno Kessler era di origini proletarie e trovò in lui un amico e collaboratore prezioso, negli anni della scrittura del piano urbanistico di Trento (piano, pianificazione, parole che evocavano il "socialismo"...) e della nascita dell'università, una grande sfida per il Trentino, una sfida coraggiosa, voluta da Kessler, Andreatta e pochi altri...

Andreatta è stato ricordato ieri da molti, fra gli altri da Enrico Letta e Romano Prodi. Devo dire che la giornata, iniziata con una messa celebrata alla badia di San Lorenzo, mi sembrava avviarsi su binari un po' troppo iperbolici (nell'omelia mons. Rogger ha suggerito addirittura, se ho capito bene, che fosse Cristo una delle sue fonti di ispirazione: credo che un politico e un intellettuale mal sopporti simili accostamenti, un politico non è un santo).
Tuttavia nel pomeriggio si sono sentite parole importanti. Fra tutte mi piace ricordare quelle di Giovanni Bazoli, che brevemente elenco:

attenzione: Andreatta aveva una speciale attenzione a che i processi non degenerassero...tutti i processi di modernizzazione...dalla globalizzazione alle migrazioni internazionali... (leggiamo oggi che i clandestini raccolti dall'Italia sono stati spediti nelle fauci di Gheddafi, leggiamo che in Lombardia sui mezzi pubblici vogliono istituire carrozze per soli Lumbàrd; se non è degenerazione questa!);
laicità: lui, credente, cattolico fino al midollo, la considerava un valore irrinunciabile, sulla scia di De Gasperi, anche al fine di evitare che in Italia si formasse un "blocco laico" (oggi si direbbe laicista, usando un'espressione che personalmente non amo);
costituzione: Andreatta, sulla scia di Dossetti,si batteva per una strenua difesa dei valori costituzionali e metteva in guardia contro l'elezione diretta del premier. "Vogliamo un cancelliere, non un leader che si comporti come un 'dittatore' per cinque anni";
stato e mercato: credeva nell'economia di mercato e nella meritocrazia (mai capito perché quest'ultima parola fosse tanto invisa alla sinistra, quando di fatto evoca un concetto democraticissimo, anzi, un vero e proprio valore etico, come lo considerava Andreatta). Ma credeva anche nel ruolo di regolatore dello stato, del fine ultimo di creare benessere per tutta la società. Insomma, un keynesiano, come qualsiasi persona ragionevole e non dogmatica.
distinzione fra potere politico ed economico: la considerava più rilevante della stessa separazione dei poteri di Montesquieu.

L'hanno descritto anche come un lavoratore instancabile, e io personalmente penso che chi non sa abbandonarsi anche all'ozio meditativo, all'estasi del viaggiare, alla convivialità si perde qualcosa. Ma poi chi lo sa com'è una persona veramente, bisognerebbe partire dalle sue rinunce per capirla sul serio, soprattutto se parliamo con un uomo che doveva avere un senso del dovere altissimo...

Qui un bell'articolo di Edmondo Berselli pubblicato dopo la morte di Andreatta.