Po' boy

Uno dei migliori testi del Dylan "recente", dall'album Love and Theft. Un testo dal sapore agrodolce, che evoca atmosfere "chapliniane" nel raccontare - con la libertà concessa ai versi di una canzone - le vicende di un qualunque "povero ragazzo". Ci sono arguzia verbale, immagini deliziosamente retrò, prese di peso dall'epica - o antiepica - americana (quella che affonda le sue radici nella Grande depressione), il pessimismo dylaniano di fondo, qui però stemperato dall'ironia e da una sorta di affettuosa partecipazione del narratore alla sorte del Po' boy, una vena mai risolta di misoginia. E poi treni, campagne, città infuocate, stanze d'albergo che non sembrano tali, stalle e stelle.

Bussano alla porta
Con la libertà di cui sopra, quella che consente al cantante/narratore di utilizzare la prima persona per fare parlare sia il protagonista sia l'osservatore esterno (Dylan stesso, diciamo), la canzone inizia con una scenetta fulminante. Un tizio bussa alla porta; letteralmente vediamo (tutto il testo è molto visivo) il povero ragazzo aprire e chiedere allo sconosciuto cosa cerca. "Tua moglie", risponde l'altro con arroganza. E il Po' boy, con tutta l'ingenuità del mondo: "E' occupata a cucinare, in cucina". Subito dopo la voce esterna del narratore che l'ammonisce: "Dove sei stato? Te l'ho già detto (di stare su con le orecchie), non voglio ripetertelo..."

La speranza è l'ultima a morire
La seconda strofa vede il povero ragazzo nelle vesti di un garzone di bottega che cerca di muoversi con scaltrezza, ma riesce solo ad essere maldestro, nel suo tentativo di rifilare a un cliente quattro pezzi anziché uno. "La speranza è l'ultima a morire", commenta Dylan alzando gli occhi al cielo, e concludendo paternamente: "Vedrai, le cose si aggiusteranno..."

La polizia alle calcagna
La terza strofa è puro Chaplin: il ragazzo parla ancora in prima persona, dice di avere lavorato come un negro sulla linea principale (i lavori di cui parla Dylan nella canzone sembrano essere tutti compresi in un arco temporale che va dagli anni '30 - quelli di Woody Guthrie - agli anni '60, cioè i suoi; nessuno lavora al Pc, nessuno fa il ricercatore informatico o si occupa di fondi subprimes, questa è l'America del mito personale di Bob Dylan). E nonostante ciò, ha la polizia alle costole. L'immagine del treno ritorna nella strofa successiva dove il povero ragazzo viaggia in prima classe, fa' il grande, insomma, ma noi sappiamo che sta bluffando, ce lo immaginiamo passare da un vagone all'altro per non farsi beccare dal controllore, facendo attenzione a non cadere e finire schiacciato fra due convogli (che treno è? Un treno degli anni '30, appunto).

Otello e Desdemona
All'improvviso uno scatto "shakespeariano", fulminante e pieno di humor, il cliché della donna ingannatrice (chissà che cazzo gli han fatto le donne, poi).
Otello dice a Desdemona: 'Ho freddo, coprimi con una coperta; a proposito, che ne è stato di quel vino avvelenato?' Lei risponde: 'L' ho dato a te, l’hai bevuto'". Dylan, passando dal piano "alto", classico, a quello quotidiano, nel quale si dipana la canzone, commenta: "Povero ragazzo, raddrizza le cose, raccogli le ciliegie che cadono fuori dal piatto". Insomma, non montarti la testa, non sprecare nulla, cerca di farla franca, ancora una volta, come uno dei tanti personaggi delle comiche, amare, del cinema muto, fatte di trovatelli e clochards.

Chiama il servizio in stanza, dice: mandatemi su una stanza
Subito dopo Dylan ci infila una di quelle strofe piene di romanticismo e autocommiserazione maschile che fanno impazzire i fan: "Il tempo e l’amore mi hanno marchiato a fuoco con i loro artigli", e lì tutti vogliono vedere lui, lui in prima persona, non il Po' boy, non il povero ragazzo. Vogliono vedere il menestrello arrivato a New York dal profondo Minnesota a cambiare le sorti della canzone popolare, vogliono vedere l'autore di canzoni d'amore come Sara o di amore/odio come Like a rolling stone, vogliono vedere questa specie di profeta sopravvissuto, a differenza di Jim Morrison o Kurt Cobain. E' lui che è stato "marchiato". E poi una frase di brillante ironia che forse paga un debito a Gregory Corso, che aveva usato un gioco di parole simile in una sua poesia ("get off of my window, with the window"): " Povero ragazzo, in un hotel chiamato 'Il palazzo delle tenebre', chiama il servizio in stanza, dice: mandatemi su una stanza” . E questo per me è il verso più bello della canzone, perché fotografa con complice, commovente intensità la sensazione che si prova a volte in certe stanze d'albergo che non sembrano stanze, che sembrano delle zattere alla deriva, dei buchi nella roccia in mezzo al deserto, le segrete di un castello scozzese...

Tutto ciò che so
Segue una strofa a là Steinbeck - l'altro nume tutelare della canzone assieme a Chaplin - sui parenti del ragazzo, compreso uno zio che "mi prese con sè - gestiva un'impresa di pompe funebri - ha fatto un sacco di cose gentili per me, e non lo dimenticherò", poi un'altra frase romantica attribuibile allo stesso Dylan, "Tutto quello che so è che il tuo bacio mi fa fremere, non so niente più che questo" (e a parlare è, ancora una volta, il Dylan "grande vecchio", che ha superato la sessantina, non il giovane arrogante che si accompagnava a Ginsberg e si metteva in competizione con il clan di Warhol), ed infine un consiglio rivolto al ragazzo, quello di sistemarsi, di costruirsi una casa di mattoni.

Solo sotto le stelle splendenti
Ma il consiglio cade nel vuoto perché la canzone è circolare, si chiude così come era iniziata, con un tizio che bussa con arroganza alla sua porta, e senza neanche presentarsi decentemente - il Po' boy non lo conosce - si piazza in casa sua ("Freddy o no, eccomi qui!”).
E il povero ragazzo, lo ritroviamo fuori, forse sbattuto fuori, da casa sua. Lo ritroviamo infine sotto le stelle splendenti, come Giobbe, mentre lava i loro piatti, nutre i loro maiali.

PO' BOY words and music Bob Dylan


Man comes to the door - I say, "For whom are you looking?"
He says, "Your wife", I say, "She's busy in the kitchen cookin' "
Poor boy - where you been?
I already tol' you - won't tell you again
I say, "How much you want for that?" I go into the store
The man says, "Three dollars", "All right", I say, "Will you take four?"
Poor boy - never say die
Things will be all right by and by
Been workin' on the mainline - workin' like the devil
The game is the same - it's just up on a different level
Poor boy - dressed in black
Police at your back
Poor boy in a red hot town
Out beyond the twinklin' stars
Ridin' first class trains - making the rounds
Tryin' to keep from fallin' between the cars
Othello told Desdemona, "I'm cold, cover me with a blanket
By the way, what happened to that poison wine?"
She says, "I gave it to you, you drank it"
Poor boy, layin' 'em straight - pickin' up the cherries fallin' off the plate
Time and love has branded me with its claws
Had to go to Florida, dodgin' them Georgia laws
Poor boy, in the hotel called the Palace of Gloom
Calls down to room service, says, "Send up a room"
My mother was a daughter of a wealthy farmer
My father was a traveling salesman, I never met him
When my mother died, my uncle took me in - he ran a funeral parlor
He did a lot of nice things for me and I won't forget him
All I know is that I'm thrilled by your kiss
I don't know any more than this
Poor boy, pickin' up sticks
Build ya a house out of mortar and bricks
Knockin' on the door, I say, "Who is it and where are you from?"
Man says, "Freddy!" I say, "Freddy who?" He says, "Freddy or not here I come"
Poor boy 'neath the stars that shine
Washin' them dishes, feedin' them swine

Forse è sbagliato analizzare così i testi delle canzoni perché i testi delle canzoni non dovrebbero avere vita propria, dovrebbero essere ascoltati. Si dovrebbe sentire la voce che gracchia come se le corde vocali fossero piene di sabbia e ruggine. Si dovrebbe sentire come il cantante infila un numero apparentemente troppo alto di parole in un tempo che sembra così breve... Ma i testi di Dylan a volte fanno eccezione.