Il fascino del male (e della censura)


LEONARDO sostiene qui - in maniera al solito autorevole è un po' provocatoria - che Alemanno in fondo non ha torto a dire che certi programmi televisivi, come "Romanzo criminale" hanno delle responsabilità sul piano (dis)educativo, perché la tv è uno strumento potentissimo, perché i giovani e giovanissimi subiscono l'effetto emulazione ecc. L'argomento è: se non fosse così, perché ce la prenderemmo tanto con la tv spazzatura? Ma se ci incazziamo con "Amici" dovremmo farlo anche con prodotti più ben fatti, che sono forse anche più pericolosi.

Premessa: odio la censura. Sono cresciuto in una famiglia che non mi ha mai impedito di vedere nulla, ho visto film pesantini come "Taxi driver" a 12 anni, e male non mi hanno fatto.
Fosse per me, non vieterei nulla a nessuno. Ma detto così è un po' poco.

In verità, a parte il tamarrismo dei protagonisti del serial in questione, "Romanzo criminale" (più che fascino del male verrebbe da dire: fascino degli anni '70), l'argomento mi interessa per tre ragioni (oddio, inizio a scrivere come Scalfari): perché sono un genitore, perché mi ricordo che un ragionamento simile a quello di Leonardo venne fatto anche all'epoca del rogo di "Ultimo tango a Parigi" (a chi chiedeva: perché mandano al rogo un film di Bertolucci e non i porno veri? la censura rispondeva: Bertolucci è più pericoloso, i porno sono porno, uno sa cosa compra, chi va a vedere un film di qualità pensa di comprare qualcosa che è valido di per sé, quindi è alla mercé del messaggio negativo "nobilitato" dall'intento culturale, vero o presunto esso sia). La terza ragione è che a 14 anni mi sono ascoltato a ripetizione canzoni come "Heroin" di Lou Reed (indubbiamente subendone la fascinazione)e mi chiedo: cosa avrebbero dovuto fare i miei genitori, ammesso che avessero gli strumenti per decodificare quella canzone (a partire, banalmente, dall'inglese)? Proibirmela?

Sgombro il campo da ogni equivoco: credo che certe cose possano essere realmente pericolose. Ovvio che lo sono, è la forza dell'arte. Si ha un bel dire che è solo un film, è solo un libro... ma scherziamo? Certi film, certi libri, certe canzoni, ti cambiano la vita. E per fortuna che è così, 'che altrimenti sarebbero solo un passatempo (noioso, perlopiù).
No, i libri sono di sangue, i film sono di carne, su questo non ci piove. Anche se, ovviamente, un conto è farsi cambiare la vita da "Delitto e castigo" o "Sulla strada", un conto da "Romanzo criminale".

L'effetto emulazione: anch'esso esiste, anche se riguarda una minoranza di fruitori. Esiste oggi e c'era quando non avevano inventato la tv: senza andare all'"Edipo Re" basti pensare all'effetto scatenato dai "Dolori del giovane Werhter" di Goethe in mezza Europa...(con grande sorpresa dello stesso Goethe che non voleva certo invitare i giovani romantici al suicidio).
Sì dirà: da un lato abbiamo un capolavoro della letteratura, dall'altro una fiction televisiva. Ma a parte che qualcuno potrebbe sostenere con buone argomentazioni che in fondo non c'è molta differenza (sul piano "sociologico", diciamo, sempre prodotti di largo consumo sono...), è chiaro che oggi non c'è solo qualità versus largo consumo, cultura alta versus cultura bassa, è tutto mescolato, i confini scompaiono...
Prendiamo "Pulp Fiction" e "Natural born killers"; sono 2 dei film più amati degli anni '90; sono film spettacolari, sono prodotti di cassetta, ma sono anche film sofisticati, di grandi registi, unanimemente incensati dalla critica (lo stesso non si può dire di "Romanzo criminale"). Entrambi hanno scatenato effetti di emulazione. Mi pare lo scriva anche Saviano che certi malavitosi hanno cominciato a parlare e a comportarsi in un certo modo dopo avere visto in azione Travolta (o Marlon Brando ne "Il padrino").
Forse quei film erano vietati ai minori, non ricordo (del resto i mafiosi non sono minori, minorati, forse...). Comunque, oggi come oggi per un ragazzino vedere delle cose proibite è ancora più facile che ai miei tempi basta che se le scarichi.

La questione allora è tutta qui. La questione è "cosa fare". Distruggere film, libri e video "pericolosi"? Metterli sotto chiave? Uccidere per essi, come si racconta ne Il nome della rosa di Eco?
Ricordo una proposta fatta anni fa da Gianni Rivera, non quando era il capitano del Milan ma quando era deputato (forse lo è ancora, non so...): censurare le canzoni che parlano di droga, sesso e così via. Negli Usa mettono l'avviso sulle custodie dei cd: "Linguaggio esplicito" ecc. Un po' come i film "vietati ai minori". Sì, può sembrare una cosa formalmente ragionevole. Una maniera soft per regolamentare l'accesso. Lo chiedo di nuovo. Serve? E' utile? Nell'era dei P2P? No, in realtà non è ragionevole, è ridicolo, demenziale.

C'è un discorso specifico che vale per la tv pubblica. Una possibilità è dire che la tv pubblica è solo e soltanto una tv che si propone fini educativi: la si riempie di tg (ammesso che educhino), "programmi dell'accesso" (ve li ricordate?) e di documentari ben fatti, e la si lascia languire.
Oppure si accetta che essa navighi nel mare magnum dell'infotainment...e nel frattempo si cerca di "attrezzare" i proprio figli (nelle due ore che dedichiamo loro al giorno, se va bene, come dice giustamente Leonardo) affinché possano vedere anche un certo tipo di cose in maniera consapevole, "critica". Lo so, non è facile, e in parte contraddico quello che dicevo prima sulla forza insita in certe opere (forza che non tutti percepiscono, ovviamente: bisogna anche essere predisposti): ma in fondo è quello che ci spiegavano all'epoca anche i nostri insegnanti, erano gli anni '70 ed eravamo bambini pure noi. Non è che parlassero della forma, questo no, per fortuna non erano decostruzionisti, non si limitavano a dirci "è tutto finto", non sarebbe servito. Entravano nel merito, ci affondavano dentro entrambe le mani nella materia. E questo serviva, sì, secondo me serviva eccome. Serviva anche per guardare "La montagna sacra" o "Arancia meccanica", per ascoltare "Heroin", e continuare a farlo senza necessariamente farsi le pere.