Marine



Il mare per me è sinonimo di stordimento, un paesaggio sfocato, come in questo video di David Sylvian, girato nel sud della Spagna.
Non c'è niente da fare: la montagna è ascesi, chiarezza di intendimenti, contorni netti, bordi taglienti. Sorpresa e paura quando cambia il tempo e sei sul sentiero. Cielo e aria.
Il mare è una linea retta come non ne vediamo mai durante l'anno, dove l'occhio si perde, cercando un punto di riferimento, un bagliore riconoscibile, un'onda che duri. Niente da fare: guardando dalla spiaggia è tutto un movimento, tutto un farsi e disfarsi, e la notte qualcosa di più oscuro e potente della montagna stessa, l'influsso lunare su quella smodata massa liquida, che avanza e si ritrate, alta marea, bassa marea, e sotto i pesci e i canyon vivono la loro vita insondata.

Tuttavia il mare non minaccia. Nemmeno sulle spiagge dello Tsunami mi sono sentito in pericolo. Nei miei sogni dell'infanzia la grande ondata sbucava da dietro le montagne, come nella pubblicità di 2012.



Mi piacciono gli scogli e la sabbia, non ho preferenze. Mi piacciono le isole. Il mare è freni che si allentano, muscoli troppo a lungo contratti, il mare è l'aria che guarisce le mie allergie, lo iodio che brucia i fottuti pollini. Al mare uno può perdersi, in montagna no, puoi precipitare, ed è ancora una faccenda di bordi duri e taglienti contro i quali sbatti, al mare potresti lasciarti andare, su una marina affollata o una baia deserta, un mercato, un party, su un corpo più o meno conosciuto, lì potresti davvero lasciarti andare su qualcosa di morbido, alcolico, luminoso, rifrangente.

Il mare è venere, sesso, "fare l'amore giù al faro", Baglioni non avrebbe mai potuto ambientare il suo piccolo grande amore sotto le crode e i quartieri malfamati di De Andrè sono a Genova, non a Innsbruck, Amsterdam è una città di mare, non di montagna, e Bahia lo stesso, New York lo stesso. Si scopa anche in montagna, anyway, però in montagna ci si deve vestire, una volta Moravia ha ambientato un racconto erotico fra le montagne del Trentino, era una boiata pazzesca, a Milo Manara invece, che aveva disegnato una ninfa che usciva nuda da un lago d'alta quota per una pubblicità del Filmfestival della montagna, fecero coprire il culo. In montagna c'è un crocefisso ad ogni crocicchio, con una montagna gli dei indù hanno creato il mondo, mescolando il brodo primordiale, il discorso Gesù l'ha fatto in montagna, al mare è stato più prosaico, ha moltiplicato pani e pesci.

Il mare portava altri tipi di minacce. Pirati, rapimenti. Rapita in Italia, potevi finire in un harem turco. La montagna è preghiera e disciplina, è difficile da scalare o valicare, il mare è scapestrato, accessibile, eretico, doppio, facile al compromesso. Dicono la montagna sia crudele. No, il mare è crudele.

La stagione marina è la più adatta per un golpe, forse qualcuno oggi lo sa. Puoi chiudere una tv che non ti piace, puoi cercare di farla franca, puoi scaraventare degli oppositori giù da un'aereo tra le onde, nottetempo. Perché il mare confonde, inebria, se sei al mare è difficile che puoi reagire, sei in costume, sei nudo, hai le orecchie piene del rumore di tutta quell'acqua che viene avanti assieme ad altra acqua. Io se fossi un dittatore farei d'estate, farei il mio blitz ad agosto, chiuderei Rai 3 il 15, Repubblica subito dopo. Solo, non farei come Videla, come i macellai argentini, che censuravano persino Raffaella Carà perché per loro le menti dei dominati dovevano essere riprogrammate, per fissarsi su un'unico scopo, sostenere il regime, ah, quelli erano dei dilettanti, macellai ma dilettanti. I dittatori moderni l'hanno capito che per dominare il popolo non c'è niente di meglio che un'eccesso di svago, di intrattenimento, i moderni dittatori non vogliono militanti obbedienti, vogliono telespettatori, vogliono riempire le spiagge, non le caserme.

Ma i nuotatori sfuggivano al controllo. Abituati a passare gran parte della loro esistenza immersi nell'acqua erano esseri lisci e schivi, perduti. "Oppiomani e nuotatori avevano la medesima tendenza a considerarsi degli esseri solitari, remoti, superiori alle menti ottuse e convenzionali. Era come se l'acqua, similmente all'oppio, innalzasse i nuotatori a un'esistenza di livello superiore..." (Charles Sprawson,L'ombra del massaggiatore nero, Adeplhi).
I nuotatori si depilavano per sentire l'acqua, e se erano nazisti erano eleganti come gli atleti immortalati da Leny Riefensthal, oggi i nuovi costumi tolgono un po' di magia al nuoto.

Al mare hai la sensazione di poter nuotare fino al limite estremo della terra e poi ritornare dall'altra parte, come Colombo, gli oceani sono tutti collegati in un modo o nell'altro. In montagna vedi la meta, è una cima, un rifugio. Al mare può succedere di tutto, fuochi artificiali, ingozzarti di vongole, tornare al porto la sera su una barca, stare un'ora con la testa sott'acqua respirando dal boccaglio, avere le spalle che bruciano, la pelle odorosa di crema, un cinema all'aperto come nella canzone di Battiato e se piove si gioca a carte.

Al mare anche se sei una single isterica incontentabile puoi vedere scoccare il raggio verde, appena il sole sparisce. Come racconta Rohmer.



Una volta non tanto tempo fa c'erano contadini qui che per tutta la vita non avevano mai visto il mare, una volta uno così mio padre l'ha conosciuto, è andato in gita col sindacato all'isola d'Elba, la mattina alle 5 era già sveglio per guardare il mare.

Al mare una volta ho salvato un uomo.