Dieci anni dopo (Il Grande Fratello)


Dieci anni fa "Il Grande Fratello" fu indubbiamente una novità. L'idea era intrigante, spiare delle persone - non gente dello spettacolo, persone anonime - che però sapevano di essere spiate. Filmarle 24 ore su 24. Non tanto per catturare la "verità" (quantunque ogni concorrente si affannase a spiegare che dopo un certo tempo passato sotto l'occhio delle telecamere ti dimenticavi della loro presenza); ma per mettere a nudo i cortocircuiti della popolarità mediatica, l'impazzimento delle persone quando possono soddisfare il loro lato narcisistico. Essere spiato; in diretta; dalla televisione. Si può immaginare un'esperienza più potente di questa, oggi?
Sembrava la volgarizzazione di un'idea di Andy Warhol, che, come noto, accendeva la telecamera e chiedeva semplicemente ai suoi attori, alle sue superstar (tutta gente presa dalla strada), di fare qualcosa. Qualunque cosa.
Cosa faresti se sapessi che tutta l'Italia ti sta guardando? Come ti comporteresti? Quale lato di te vorresti mettere in mostra? Quale sarebbe il personaggio che sceglieresti di impersonare, pur fingendo di essere sincero?
Naturalmente le cose non stavano proprio così. Non tutto era permesso nella casa del Grande Fratello. Un copione, dopotutto, esisteva. Via via la trasmissione si riempì di prove, di cazzate. Tutto questo fatalmente la rese sempre meno interessante, un passatempo per coatti. Non si poteva leggere, non si poteva parlare di ciò che accadeva fuori (politica, cultura ecc.), la situazione era falsata in partenza. E poi, la scelta dei protagonisti. Cosa sarebbe successo se nella casa ci fossero stati dei professori universitari, o delle casalinghe di Voghera, anziché dei ragazzi decerebrati?
Ciononostante, la prima edizione del Grande Fratello fu uno spettacolo, uno degli ultimi offerti dalla nostra tv. E Taricone ne fu l'indiscusso mattatore, quello che, come si dice "bucava lo schermo". Quello che il sistema mediatico un po' sembrava volerlo decodificare, demistificare. Oppure solo, quello che non voleva essere fregato, che puntava a resistere, a farcela sulla lunga distanza, e come tutte le persone consce di non essere dotate di straordinari talenti naturali, studiava.
Onore al Guerriero, dunque, come scrive Saviano sul suo FB.