PADRE TAMAYO: L'HONDURAS CHIEDE PACE E GIUSTIZIA



Padre Andres Tamayo è stato in questi giorni in Trentino Alto Adige per una serie di incontri istituzionali e pubblici. Ex-discepolo (e chierichetto, come precisa nell'intervista) di padre Romero, l'arcivescovo di El Salvador ucciso nel 1980, mentre celebrava messa, per le sue durissime prese di posizione contro la dittatura, padre Tamayo, nato in Salvador ma honduregno di adozione, ha speso gran parte della sua vita in difesa della popolazione - e dell'ambiente - dell'Olancho, la regione in cui vive, una delle più ricche di biodiversità del Centroamerica. Dopo il golpe del 2009, sostenuto dalle famiglie che gestiscono la maggior parte della ricchezza del paese (e alimentato anche dalla destra statunitense, sostiene Tamayo), il sacerdote e militante ecologista, che ha più volte subito nella sua vita minacce e attentati, è riparato all'estero, anche se recentemente ha fatto ritorno nel suo Paese.
Una breve intervista realizzata a Trento il 5 aprile (prossimamente anche su youtube).

In Europa si sa poco dell'Honduras, pochissimo di ciò che è successo dopo il golpe che ha cacciato il presidente Zelaya, legittimamente eletto. Facciamo il punto della situazione.
Attualmente in Honduras permane una situazione di destabilizzazione. Chi detiene il potere politico ed economico vuole continuare a farlo, e ciò a spese dei diritti umani, che vengono costantemente violati. La popolazione continua a lottare per la democrazia, ma dal colpo di stato ad oggi non ci sono stati cambiamenti apprezzabili. Il governo attuale si pone in continuità con il golpisti e persegue gli stessi obiettivi, nonostante cerchi di "ripulirsi" l'immagine internazionale. Ultimamente ha annunciato di voler privatizzare i settori della sanità e dell'educazione. Il popolo ovviamente non accetta tutto questo e continua ad opporsi, nonostante la repressione.

Lei si è battuto molti anni per la difesa del patrimonio ambientale dell'Honduras (come leader del Movimento ambientalista del Olancho-Mao). Chi vuole mettere le mani su questo patrimonio?
Sono soprattutto imprese transnazionali, alcune anche italialiane, non registrate in Europa ma operanti in Honduras, come la Sansoni e la Lamas. Vendono il legname in primo luogo negli Stati Uniti e poi in Europa, a Paesi come la Germania e l'Inghilterra. Il contadino viene spinto, con metodi legali e illegali, a deforestare selvaggiamente. A volte le imprese pagano i contadini affinché svendano il legname e il contadino alla fine cede, lo fa. L'impoverimento a lungo termine dell'ambiente avrà ovviamente conseguenze pesanti per lui. Dopo il golpe la situazione è peggiorata perché il potere delle società transnazionali è enormemente cresciuto.

Cosa è rimasto in America centrale del pensiero di un Oscar Romero e delle idee della teologia della liberazione?
Monsignor Romero, era un profeta e i profeti non parlano per il proprio tempo, parlano per il futuro. Io sono stato chierichetto di monsignor Romero; la sua era una voce di giustizia, una voce di verità. E una voce ancora molto viva in Centroamerica; noi cerchiamo di portarla avanti, camminando con il popolo e sostenendo le sue lotte per diritti che continuano ad essere sistematicamente violati.

Cosa può fare l'Europa per aiutare la vostra causa?
Ci sono varie possibilità. Innanzitutto c'è la Corte interamericana che ha pubblicato un rapporto sulla violazione dei diritti umani in Honduras. Come comunità locali chiediamo che esso venga pubblicata anche in Honduras.
In secondo luogo è necessario che il mondo parli dei problemi reali dell'Honduras, non sono dei paesaggi, delle location cinematografiche (il riferimento è anche all' Isola dei famosi, trasmissione che da anni, incredibilmente, si gira lì).
Infine diciamo alle persone che ci aiutano, alle associazioni, di fare pressione a livello europeo e anche italiano, chiedendo ad esempio che i vostri parlamentari vadano in Honduras per prendere coscienza non solo dello stato dei diritti umani ma anche della corruzione; ci sono tanti fondi, tanti finanziamenti destinati al nostro Paese che non arrivano alla popolazione, come dovrebbero, ma finiscono nel circuito della corruzione. Anche le imprese straniere che operano in Honduras alimentano questa spirale.
Il popolo chiede pace, chiede giustizia, ma viene continuamente provocato, con la repressione.