Dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa

Di tutti i versi insopportabili dell'inno di Mameli questo mi è sempre sembrato il più presuntuoso, il più idiota. Vabbé, il poveretto non poteva prevedere, nel 1847, quello che sarebbe successo in seguito: il neonato Regno d'Italia che corre a ritagliarsi il suo posto al sole nel Corno d'Africa concludendo la sua breve corsa ad Adua; le cannonate di Bava Becaris al popolo insorto per il pane in quel di Milano; l'immenso carnaio della Prima guerra mondiale, con l'Italia a cambiar bandiera in corsa sperando in una facile vittoria e infilandosi nel tunnel oscuro raccontato da Hemingway in Addio alle armi; poi il fascismo, la "riconquista della Libia" (con tutti quei morti sulla nostra coscienza, l'unica cosa che Gheddafi può davvero rinfacciarci), la campagna d'Etiopia, con tanto di gas, e infine la sconcezza della Seconda guerra mondiale, combattuta dalla parte peggiore, quella dei nazisti, con le pezze ai piedi, ma anche qui, ovviamente, solo fino al 43', perché poi ci chiamiamo fuori, salvo a lasciar massacrare i nostri soldati allo sbando a Cefalonia. Già, davvero un popolo di Scipioni e di condottieri. Comunque, Scipione l'Africano, è quello che ha raso al suolo Cartagine, no? Insomma, non proprio un modello per le nuove generazioni, anche se, certo, ci impedì di diventar fenici (sarebbe stato poi un gran male?).
Mi rendo conto che prendersela con Mameli è futile, e che Napolitano aveva le sue ragioni. E' che è stato più forte di me, ieri non ho potuto gioire per la bella festicciola, inni e bandiere che garrivano al vento. Sarà che sono cresciuto male, ascoltando Bennato, la sua Bandiera, che ci ammoniva, attenti, ragazzi, dove sventolano bandiere si affilano baionette... Mentre se si voleva celebrare la nostra Costituzione - cosa sacrosanta viste le picconate che gli sta tirando il guascone bitumato - allora osservo sommessamente che è del 1948, non del 1861.
Certo, mi secca un po' essere confuso con i leghisti o con Durnwalder, io penso che i micronazionalismi siano ancora peggio dei nazionalismi tout court, la mia diffidenza verso le celebrazioni dell'unità d'Italia è di segno diametralmente opposto, io ho bisogno di un mare più grande in cui nuotare, non di una piccola patria, sono cittadino del mondo, pur con i miei limiti (linguistici, innanzitutto), non campanilista.
Insomma, mi sono perso un'altra occasione per sentirmi parte di qualcosa di più grande di me, più alto di me, più completo di me, più profondo di me. Dovrò smetterla di essere così scettico, prima o poi. Dovrò. Per forza. O non dovrò?