Elezioni in paradiso

Elezioni in Alto Adige, la mia Heimat, terra matrigna, bellissima, paradisiaca, divisa dalla politica e dall'etnia, la terra dove devi dichiararti appartenente ad un gruppo (italiano, tedesco o ladino, anche se sei magari albanese o marocchino) per godere di diritti altrove riconosciuti semplicemente al cittadino, terra premoderna e insieme postmoderna, terra pacificata, sembrerebbe a me, lontana dai botti del passato, dai tralicci distrutti, dalle manovre dei servizi, dal cadavere di Alex Langer che penzola da un albero. Eppure, le elezioni tenutesi ieri mostrano spifferi e crepe nell'edificio.
I dati essenziali: la Svp, il partito di raccolta dei sudtirolesi di lingua tedesca, scende per la prima volta sotto il 50%. Questo di per sé potrebbe essere un bene: la salute di una democrazia non può prescindere da ricambi, alternanze, da una vera competizione. Un po' come successe in Italia con la caduta dei partiti storici, DC in testa, anche qui la crisi dell'Svp potrebbe aprire nuovi spazi per il confronto democratico.
MA: logica vorrebbe che il partito etnico lasciasse il posto a una pluralità di formazioni politiche, diciamo perlomeno a una destra e a una sinistra. Invece, nel mondo sudtirolese, a crescere è solo la destra, quella dei Freiheitlichen (a cui si sommano l'Union fur Sudtirol e i Freiheit della Klotz). Una destra micronazionalista, ferocemente antiitaliana, con le stesse sfumature xenofobe presenti nei partiti gemelli d'oltrebrennero. Del resto, a parte i Verdi, in calo, una vera sinistra nel mondo tedesco non c'è (quante volte abbiamo ascoltato in passato le minacce di scissione degli Arbeitnehmer, la cosiddetta "ala sociale" della Svp!).
Questo infatti è l'altro dato clamoroso: l'elettorato tedesco (tradizionalmente cattolico, moderato, ben pasciuto, autonomista sì, ma con giudizio, il giudizio di chi sa che dal conflitto oggi ha tutto da perdere - a partire dall'invidiabile livello di benessere raggiunto -- e niente da guadagnare) si sposta a destra. Si sposta verso partiti "ideologici", come li ha definiti Durnwalder, ma che noi chiameremmo, con linguaggio più attuale, populisti.
E gli italiani? Da sempre divisi in una pletora di partiti e partitini, incapaci di comprendere le logiche dell'autonomia e quindi propensi a ricalcare in questo lembo d'Italia le stesse fratture riscontrabili nel resto del paese, mostrano evidenti difficoltà. La sinistra (PD e i suoi "cugini", compresi Verdi-liste civiche, formazioni in realtà interetniche) tiene ma non sfonda, Forza Italia e An alleati subiscono una clamorosa sconfitta, la Lega che si era proposta come possibile nuovo alleato della Svp non rappresenta una forza irresistibile anche se quadruplica i consensi.
Molto astensionismo e probabilmente molti voti passati dai partiti italiani a quello storico dei sudtirolesi, che anche in questo modo contiene la sconfitta e anzi recupera rispetto alle ultime politiche.
Cosa ricavare da questo scenario? Secondo me, che anni e anni di alleanza subalterna del centrosinistra con la Svp e di opposizione inconcludente del centrodestra sempre alla stessa immarcescibile Svp hanno logorato l'elettorato italiano come non mai (un elettorato che di suo è estremamente debole, economicamente e culturalmente, poco coeso, ancora in parte legato alle vecchie "patrie" di provenienza, ovvero le altre regioni italiane).
Il dato più interessante però è un altro, e sintetizzo le sue conseguenze così: se Durnwalder è davvero consapevole che molti italiani hanno votato per lui (cosa già avvenuta in passato ma probabilmente non in queste proporzioni), se vuole mantenere questi voti, deve lentamente traghettare il suo partito dalla sponda etnica a quella territoriale. In futuro, la Svp dovrà essere insomma sempre meno il partito di raccolta dei tedeschi e sempre più il partito degli autonomisti tutti, italiani e tedeschi, il partito di chi vuole la convivenza, il partito di chi teme come la peste l'avanzare della destra xenofoba tirolese. Questa è la sfida - anche in vista dell'apertura della partita con lo Stato italiano per il terzo Statuto di Autonomia, auspicabilmente assieme al Trentino - e speriamo ci siamo uomini e donne di buona volontà pronti a raccoglierla.