Il fascino discreto della democrazia

Oggi qualche giornale scrive che le piazze dell'Europa non si riempiono di manifestanti in favore dei cittadini iraniani che invocano una democrazia diversa da quella di Ahmadinejiad e degli ayatollah.

Tendiamo a dare per scontata la democrazia, a considerarla un prerequisito. Ci indignamo di più per l'ineguaglianza che per la mancanza di libertà.
Per questo forse non è inutile riflettere di democrazia, come ha fatto ieri la Fondazione Degasperi all'ITC/Fondazione Kessler di Trento. Mi sono annotato solo alcuni pensieri sparsi, eccoli.

Giuseppe Tognon: la democrazia e' giovane. Platone la considerava il peggior sistema di governo. Pericle però diceva che chi non si dedicava alla cosa pubblica conduceva una vita irrilevante. La chiesa cattolica - istituzione antica, prudente, complicata - riconosce la democrazia solo dal Concilio Vaticano II (pensiero che di per sé ci fa arrabbiare; ma questa è stata in fondo una straordinaria legittimazione della democrazia, sconosciuta ad altre religioni, come ad esempio l'Islam). Le societa' democratiche "stanno appese a qualcosa", ma non si sa bene a cosa. La gente considera la democrazia un diritto prescindendo dal suo funzionamento.

Marco Brunazzo: democrazia significa dare potere ai molti (Gheddafi qualche giorno fa in un suo fantasioso discorso ufficiale basato sulla presunta origine araba della parola ha detto che significa "dare sedie ai molti"). Ma il principio di maggioranza non coincide in tutto e per tutto con la democrazia. Da un lato abbiamo un criterio quantitativo (chi prende più voti comanda), dall'altro un criterio qualitativo (la democrazia come sistema migliore di tutti gli altri, quello che consente di prendere le migliori decisioni possibili).
Perché la democrazia si fonda sul criterio della maggioranza? Secondo Bobbio xche' e' "utile". Ma la forza dei numeri e' sufficiente? E se la maggioranza dà volontariamente il potere ad un dittatore? Hitler godette di molti legittimi consensi all'inizio della sua "carriera" (e così oggi Ahmadinejiad, a prescindere dai brogli elettorali). Una volta una ragazza cinese mi disse che in fondo alla Tien an men c'erano solo qualche migliaio di manifestanti, che non rappresentavano la Cina profonda, la Cina "vera".
E poi, di quale maggioranza parliamo? La maggioranza dei votanti? Com'è noto in molti paesi vota solo una percentuale ridotta degli aventi diritto. E nei paesi in cui vige solo il suffragio universale maschile, ma le donne sono escluse dal voto?

Importanza delle regole per la tutela delle minoranze. La vera democrazia si vede dagli spazi che essa garantisce all'espressione del dissenso, all'opposizione.

Fulvio Cortese: dietro il principio di maggioranza, che e' un metodo, c'e' qualcos'altro. Il numero di per se' dice poco. Un'idea stupida non diventa intelligente solo xche' sostenuta dalla maggioranza (l'abbiamo visto con la politica estera di un paese indubbiamente democratico come gli Usa).
Tocqueville: democrazia come partecipazione, come humus, cultura diffusa.
Diritti, liberta' fondamentali, principi fissati nelle costituzioni, pongono dei limiti all'esercizio del potere della maggioranza. Al tempo stesso sono un presupposto fondamentale all'esercizio del potere.

Aggiungo una postilla: di fronte alla crisi delle democrazie rappresentative, in questi anni si è parlato molto, soprattutto a sinistra, di democrazia partecipativa (Porto Alegre, i bilanci partecipati di certe municipalità dell'America latina...). Attenzione: anch'essa può diventare un mito. Maroni legittima oggi le ronde sulla base della partecipazione (facciamo partecipare i cittadini alla gestione della sicurezza pubblica).