Ieri sera, prima del temporale (un altro esercizio di stile)




Quando uscì, si accorse che stava per iniziare a piovere. Il temporale estivo era venuto avanti lento, trascinandosi per tutto il pomeriggio, con impercettibili cambiamenti nella luce diffusa del cielo, dall’azzurro camicia al livido biancore, con scuraglie improvvise dietro alle montagne, e ora tutta quella elettricità e tensioni stavano per trovare sfogo, ma non ancora, avrebbe fatto in tempo a raggiungere la sua macchina, forse ad arrivare a casa.
Si rese conto che all’improvviso, qualche minuto prima, era stato molto felice, per due o tre secondi. La felicità l’aveva attraversato, mentre si sforzava di portare a termine un esercizio, aveva guizzato fra i muscoli doloranti e le molle della legs curl, un piacere così a lungo rimandato. Era stata felicità per niente, l’attimo della chiara consapevolezza di essere solo un individuo, di appartenere solo a se stesso, di avere, in fin dei conti, il pieno possesso, la piena sovranità su se stesso. Di non appartenere a lei o a lui o a loro, alle paure che accompagnavano ogni momento della sua esistenza, agli obblighi lavorativi e familiari, all’incalzare del tempo, alle indecisioni.
Si riempì bocca e polmoni di aria umida. Durava solo qualche secondo, certo, era comprensibile, lo capiva bene, lui, capiva bene tutto, non come Romano, che non aveva responsabilità su niente e nessuno. Però, se fosse potuta durare di più. Se solo ci fosse stato il modo per conciliare entrambe le cose…
Premette il tasto sulla chiave. Le porte dell’auto si aprirono con un rumore caratteristico e il lampeggiare di spie luminose.
Apparteneva ad quella specie di persone che amano a dismisura la libertà e non fanno nulla per coltivarla, aveva generazioni come lui alle sue spalle, avrebbe dovuto ricordarselo. Avrebbe dovuto tenerlo sempre bene a mente, come si tiene il portafoglio in tasca.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello!