The piano has been drinkin' (not me)



E' divertente. E' poetico. Non ridicolo.
Ridicola è una pubblicità che ho visto stasera: "Friskies life plus nutrition", quante altre stronzate inglesi dovremo fare ingoiare ai nostri gatti? Ridicolo è il titolo di una nuova serie di Rai 1, "Amori con...turbanti", quanto avranno pagato il tizio che l'ha inventato?
The piano has been drinkin' (not me). E' il 1977. Un talk show, la spalla del conduttore sembra Brunetta. Tom Waits è giovane, e incarna il suo primo personaggio, il piano-man alcolista bukowskiano (non ancora lo spettro sardonico brechtiano che verrà poi).
E' il piano che ha bevuto. Non io. Non il televisore. Non il Pc. Non il tramonto. Non la notte fuori dalla finestra, nel parco, accanto alla sabbiera. Non le bambine. Non la libreria. Non quel tizio pelato, con l'intelligenza di una staccionata. Non il concerto. Non il non-concerto. Non la e-mail. Non la non e-mail. E' il piano che ha bevuto. Non il letto, non il creativo, non la pubblicità del Friskies cibo per gatti anglofili alienati, non gli amori con...turbanti, timido accenno alla società multietnica nell'Italia leghista, è il piano che ha bevuto, non Innsbruck, non Pitigliano, non Butembo, non Stivor, non Aiquile, è il piano, non Trento, non le montagne che danzano attorno a questa buca, non l'autostrada-serpente, non il granchio-pagliaccio, non i tuoni e i fulmini, non le albe strepitanti, non il mio fratellino non nato, è il piano che ha bevuto, non mio padre, certamente non io, non io, non io.

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