Tagli alla cooperazione allo sviluppo


Continuiamo a informare sui tagli previsti dalla Finanziaria del Governo alla cooperazione allo sviluppo. La fonte questa volta è Sbilanciamoci, sigla dietro la quale si nasconde un'iniziativa promossa da alcune delle maggiori realtà associative italiane (dal Wwf all'Arci, da Legambiente a Emergency ecc. integrate, sul sito web, anche da una nutrita pattuglia di economisti ed esperti) per analizzare, di anno in anno, la Legge Finanziaria, e parimenti la qualità dello sviluppo anche a livello regionale (il Trentino risulta sempre ai primi posti in Italia). Certo, qualcuno potrebbe dire che c'è la crisi. Ma disgraziatamente la crisi colpisce anche i paesi poveri (si veda l'intervista a Rigoberta Menchù pubblicata a dicembre su questo blog). E comunque, i roboanti impegni assunti dalla comunità internazionale con l'adozione degli Obiettivi del Millennio non possono venire disattesi a causa degli effetti perversi di un sistema finanziario che questa stessa comunità ha sostenuto e condiviso per anni. Sarebbe una sconfitta per tutti; un modo per fare pagare una volta di più certe scelte sbagliate, inique, ciniche, ai più deboli.
L'articolo è del 23.12.2008.
(Foto: una "scuola sotto l'acacia" a Merka, Somalia - foto m. pontoni)

Pochi aiuti, e interessati. La cooperazione allo sviluppo è ai minimi storici. Tutti i dati e le denunce nel Libro Bianco presentato da Sbilanciamoci!
Tagli del 56% ai fondi del ministero degli Affari Esteri, azzeramento dei fondi per le Ong nel 2009, ricatto ai paesi poveri cui è richiesto di collaborare al rimpatrio degli immigrati irregolari se voglio ricevere aiuti: queste alcune delle scelte del governo Berlusconi per la cooperazione allo sviluppo, documentate nel
Libro Bianco 2008 sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia presentato da Sbilanciamoci! a Roma. Il rapporto, giunto ormai alla sua quarta edizione, è frutto di un lavoro collettivo svolto dagli esperti delle organizzazioni aderenti alla Campagna Sbilanciamoci! Che ogni anno denunciano lo stato ormai agonizzante dell'Auto pubblico allo Sviluppo in Italia.
I dati forniti dall’Ocse-Dac per il 2007 relegano l’Italia ancora una volta in una delle ultime posizioni rispetto agli altri Paesi “donatori”. Viene evidenziato infatti come nel 2007, rispetto al 2006, ci sia stato sì un notevole aumento delle risorse stanziate sul canale bilaterale (656 contro 405 milioni di dollari, al netto delle operazioni di cancellazione del debito) e una crescita di oltre il 370% dei contributi volontari alle organizzazioni multilaterali, ma tale incremento non si è purtroppo tradotto in un miglioramento del rapporto Aps/Pil, che anzi registra addirittura una regressione dallo 0,20% allo 0,19%. Se a questo dato sottraiamo le risorse destinate alle operazioni di riduzione e cancellazione del debito dei Paesi più poveri, pratica giusta ma che in realtà non immette risorse reali ma soltanto virtuali, il rapporto scenderebbe addirittura allo 0,16%, ossia il peggiore tra i Paesi dell’Unione Europea se si eccettua lo 0,14% della Grecia. Va del resto ricordato che la crescita delle risorse stanziate nel 2007 rimane comunque ancora lontana dal mantenere gli impegni presi negli ultimi anni a livello internazionale dai diversi governi che si sono succeduti, come ad esempio quelli ribaditi nel Dpef 2008-2011, dove si presentava una tabella di marcia che avrebbe portato l’Italia a raggiungere nel 2008 lo 0,33% del rapporto Aps/Pil e nel 2010 lo 0,51%.
Purtroppo le previsioni per il 2009 e i segnali lanciati in questi mesi dal nuovo governo rendono sempre più evidente l’impossibilità di raggiungere a breve simili obiettivi. Oggi, infatti, la cooperazione italiana vive un momento di estrema crisi, nuovamente dominata dall' ”aiuto legato” (cioè dall'obbligo dei Paesi beneficiari di acquistare beni e servizi dalle imprese italiane), dalla sudditanza alla politica commerciale e del ministero dell'Economia nonché all'export del “made in Italy”, per non parlare dell’ambiguo intreccio, come avviene in Afghanistan, con l'interventismo militare. È una cooperazione “di servizio”, subalterna alla logica di un mondo che nel frattempo è radicalmente cambiato e soprattutto è una “cooperazione senza soldi”, dal momento che Tremonti, con il silenzio complice del ministero degli Affari Esteri, ha tagliato tutto ciò che era possibile tagliare.
Le disposizioni della Finanziaria 2009, infatti, comporteranno una diminuzione della disponibilità finanziaria per la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo (Dgcs) pari al 56% delle risorse economiche previste nella Finanziaria precedente. Si passerà pertanto dai 732 milioni previsti a 321 milioni (con un taglio, quindi, di ben 411 milioni di euro), la gran parte dei quali, peraltro, già impegnati. Ciò significa che per il prossimo anno, se il governo non stanzierà dei finanziamenti straordinari, magari rammentando di dover presiedere il G8, alla cooperazione italiana sarà di fatto impedito di avviare qualsiasi nuova iniziativa. Secondo i calcoli effettuati da Sbilanciamoci! e confermati dalla Dgcs le risorse stanziate per i progetti delle Ong non raggiungeranno i 10 milioni di euro (nel 2007 ne sono stati stanziati 150) e i milioni da destinare alle organizzazioni multilaterali non saranno più di 80. Se queste previsioni verranno rispettate il rapporto Aps/Pil nel 2009 potrebbe scendere addirittura allo 0,1% circa, toccando così i minimi storici della cooperazione allo sviluppo italiana! A questi tagli va aggiunta poi la cancellazione dei finanziamenti all'educazione allo sviluppo e la vergognosa scelta di privilegiare per la cooperazione quei Paesi che hanno stipulato con l’Italia un accordo per il rimpatrio dei loro immigrati irregolari. Questa iniziativa, unita all’abbandono del progetto di riforma della 49/87 che regola la cooperazione allo sviluppo da ormai più di venti anni e alla decisione di non nominare un vice ministro o un sottosegretario con delega alla cooperazione, testimonia il grave disinteresse del governo e del parlamento italiano verso un settore al quale dovrebbe invece competere un ruolo di assoluta centralità nell’ampio panorama della politica estera del nostro Paese. La seconda parte del rapporto è dedicata invece all’analisi di tre aspetti di rilevanza internazionale che nel 2008 hanno dominato il dibattito attorno al futuro della cooperazione e alle strategie per lo sviluppo. Crisi alimentare, efficacia degli aiuti e finanza per lo sviluppo sono stati i temi al centro di altrettanti vertici internazionali rispettivamente che si sono tenuti a giugno a Roma, ad Accra nel mese di settembre, e a Doha a fine novembre. Il Libro Bianco 2008 oltre ad analizzare i risultati ottenuti in questi tre consessi internazionale e a valutarne le immediate conseguenze, si è focalizzato principalmente sulle posizioni e sull’operato della delegazione italiana, non esimendosi anche in questo caso da un giudizio sostanzialmente negativo.
Se non si effettueranno degli interventi rapidi e sostanziali, non solo dal punto di vista economico ma anche, o meglio soprattutto, dal punto di vista di un ripensamento radicale del paradigma della cooperazione allo sviluppo, intesa non più come semplice elemosina ma come elemento fondamentale per intrecciare una nuova tipologia di relazioni internazionali, la cooperazione italiana continuerà a vivere questa situazione drammatica e sinceramente insostenibile per un Paese che nel 2009 ospiterà il G8 e che soprattutto mira a conquistare un profilo internazionale sempre più importante.

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