Il disavanzo delle democrazie


Non so se Ernesto Galli Della Loggia intendeva dire esattamente le cose che penso io, nel suo fondo di oggi sul Corriere intitolato "Il disavanzo delle democrazie".
Scrive: "(dagli anni '70) la crescita dei redditi, la rivoluzione dei consumi e la comparsa di sempre nuovi beni di uso quotidiano hanno cominciato ad occupare sempre di più l'orizzonte delle nostre società... In questo modo dal dibattito ufficiale delle democrazie è stato rapidamente espulso ogni elemento ideale". Il corollario è che se i governi non riescono ad assicurare sempre nuovo benessere, nuovi benefici, nuovi "diritti" a singoli e gruppi, come accade quando le risorse si assottigliano, esplodono le rivolte come quella recente in Inghilterra.

Io personalmente quelle rivolte le capisco. Non dico che le condivido ma le capisco. Si è detto che non sono i nuovi "moti per il pane" (quelli in Occidente non ci sono più da un pezzo, in Africa invece sì), che i "teppisti" rubavano prodotti ad alta tecnologia. A parte che queste cose in Italia le abbiamo già viste (gli espropri proletari degli anni '70, ed erano veri proletari?), ripeto, questo atteggiamento mi pare comprensibile. Abbiamo costruito un mondo sulla fascinazione delle merci. Un mondo in cui se non cambi pc e cellulare una volta all'anno sei una merda (anche perchè dopo un po' non ti funzionano più, a differenza della vecchia Radiomarelli dei miei, durata trent'anni). Un mondo dominato da multinazionali che (come ho sentito dire con orgoglio qualche anno fa a Trento da un sedicente manager) hanno come principale obiettivo quello di ridurre il ciclo di un prodotto da 6 a 3 mesi. Un mondo che ti bombarda di messaggi che ti dicono che se non sei bello ed elegantemente vestito vali meno di zero. Un mondo ossessionato dall'aggiornamento continuo, dall'innovazione continua (anche quando peggiora quello che prima funzionava benissimo), dalla competizione continua (fino all'altroieri ci andava bene, visto che i ganzi eravamo noi, adesso la roba di qualità la fanno dappertutto a costi infinitamente più bassi, e son cazzi: piccolo esempio, l'attrezzo medico che ho visto adoperare in Zimbabwe, costo in Europa 1500 dollari, in India 37 dollari). Un mondo dove devi essere perennemente giovane (come se i giovani avessero qualche potere taumaturgico). Un mondo virtuale, dove tutto sembra finto e fattibile. Un mondo "no limits".
Come meravigliarsi se la gente ad un certo punto cerca di arraffare un po' di tutto questo, quando non può procurarselo in altro modo? Come meravigliarsi che veda nell'ennesima cazzata al plasma, quella cosa irrinunciabile per la quale vale pur la pena di correre il rischio di incrociare la traiettoria di una pallottola? Non è forse questo il nuovo pane, del corpo e dello spirito?

Che poi, quello innescato dalle merci è un rapporto di amore-odio, come tutti i rapporti feticisti. Abbiamo visto bande che assaltavano i negozi e al tempo stesso case e auto bruciare. Merci di cui impossessarsi spasmodicamente e merci da distruggere. Al fondo, in queste esplosioni si torna alla vecchia economia di rapina, che altre bande, nelle savane o nei cda delle Compagnie, hanno praticato per secoli. Il buon vecchio homo oeconomicus al massimo del suo splendore, impegnato a massimizzare il suo personale beneficio. Con un po' di fun per condire il tutto.

La risposta alla crisi delle democrazie innescata dalla crisi della spesa pubblica, secondo Galli Della Loggia, consiste nel "trovare alla democrazia nuovi contenuti". D'accordissimo, ma mi pare improbabile. Abbiamo avuto per vent'anni un premier che diceva alle giovani disoccupate di cercare di sposarsi un miliardario, e adesso ci ritroviamo con qualche genio della finanza pubblica che crede si possano risolvere i problemi accorpando qualche festività. Ah, sì, ovviamente lo scopo è lavorare di più (ma le tecnologie non avrebbero dovuto liberare più tempo per la vita? Anche perchè in una società dei consumi come fai a consumare adeguatamente se non hai tempo per farlo? E comunque, c'è qualcuno in Europa che vuole diventare cinese?).
E poi, si accorgono che esiste l'evasione fiscale. Però, ci voleva questo terremoto! Peggio ancora, senza alcun pudore riscoprono la Tobin Tax, che dieci anni fa era quella misura pericolosissima che volevano i no global e che sembrava una bestemmia economica.

Questo è quello che dicono e fanno. Queste le pallottole spuntate che hanno in canna. Potrebbero dire che un mondo sta crollando, come profetizzava Barbara Spinelli quando scriveva su "la Stampa", e sarebbero più onesti. Spesso è successo, nella storia. La fine della schiavitù nell'antica Roma, la tratta dei neri verso le Americhe e le colonie, l'avvento dell'economia finanziaria e delle banche, l'introduzione delle macchine a vapore e le enclosure, il comunismo, la crisi del '29 sono tutte cose che hanno stravolto gli assetti precedenti, che hanno fatto crollare mondi (facendo nascerne altri). Almeno ditecelo, che sta succedendo qualcosa del genere, che ci prepariamo.

Ma se sono le cose di cui si discute a Roma in questi giorni i valori delle nuove democrazie non mi sembrano un granché.

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