Domani nella battaglia pensa a me 2.0


(...) Alla fine l'uomo decide di andare; ma non può lasciare il bambino, che dorme ignaro nella stanza accanto. Si risolve a telefonare all'albergo londinese dove soggiorna il marito della donna. Chiama, nel cuore della notte, immaginando di svegliare un portiere che, mentre lo lascia in attesa, cercando nel registro degli ospiti il nome che gli è stato comunicato, fischietta "Stranger in the night". E poi, la prima sorpresa: non c'è nessuno registrato con quel nome, nell'albergo.
Dunque il marito ha mentito? Non è in quell'albergo, forse nemmeno a Londra?
Prima che il protagonista possa riaversi dalla sorpresa squilla il telefono, questa volta quello dell'appartamento (la storia si svolge nell'ormai lontana era geologica pre-cellulari, quando ricevere una chiamata voleva dire trovarsi a tiro di una cornetta); ovviamente l'uomo indugia, non sa se rispondere, non è casa sua, non dovrebbe essere lì, oltretutto ha appena pensato di cancellare ogni traccia del suo passaggio, e nel frattempo parte la segreteria telefonica, una persona con una voce tagliente, autoritaria, rimprovera la donna di averlo avvisato troppo tardi che il marito sarebbe partito. Perciò non ha potuto raccogliere il suo invito.
Dunque, si dice l'io narrante, ero la seconda scelta. Era questo sconosciuto dalla voce tagliente l'amante che la donna aveva deciso di invitare a cena, ed è solo a causa della sua indisponibilità, del fatto che non ha sentito un messaggio o l'ha sentito in ritardo, che, all'ultimo momento, lei ha deciso di confermare il suo invito a me, un quasi-sconosciuto, con cui si è incontrata prima solo 2 volte al bar.
A causa di questa circostanza un po' umiliante ora sono io a vegliare il suo corpo morto, anziché il marito, anziché l'amante autoritario dalla voce tagliente, che l'ha chiamata "scema", che chissà quante altre volte è stato qui.

Intorno all'appartamento dove il bambino continua a dormire sotto a degli aeroplanini di carta che riproducono modelli da guerra della prima e seconda guerra mondiale, mentre la madre giace morta, nella stanza accanto, improvvisamente, stroncata da un malore, la città, con i suoi fantasmi e i suoi presagi. Uomini che cercano un taxi per tornare a casa, amanti al loro centesimo incontro che si baciano sull'uscio di lui (o di lei), infermiere alle prese con il turno, studenti che ripassano la materia oggetto d'esame, prostitute che attendono con poco entusiasmo sul ciglio della strada l'arrivo del prossimo cliente.
E l'uomo al centro esatto di tutto questo, con i suoi pensieri, i suoi gesti riflessivi, la sua consapevolezza della vita e il suo controllato stupore, che da un lato viene progressivamente sospinto ai margini delle esistenze che per un istante (e una fortuita catena di circostanze) ha incrociato, dall'altro le penetra sempre più a fondo, sollevando la coperta dei misteri che si celano sotto all'apparente normalità di una vicenda familiare. Come dice Shakespeare, nulla è se non ciò che non è.

Javier Marìas, "Domani nella battaglia pensa a me", Einaudi. Enjoy.

La foto è tratta da questo sito: www.flickr.com/photos/zioluc/with/4388949601/

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