Libertà


Invocavano "libertà", i clandestini che ieri si sono uniti ai lampedusani per protestare contro la costruzione di un nuovo centro di detenzione temporanea sull'isola. Ma è proprio così? Probabilmente gli uni credevano di marciare assieme agli alti. In realtà gli abitanti di Lampedusa chiedono semplicemente che la loro isola non diventi un'unica, gigantesca prigione, gli stranieri che li si lasci liberi, appunto. Liberi di non tornare in Tunisia. Liberi di non tornare nella patria di Gheddafi, e questi li capisco particolarmente, perché solo il cinismo italiano può presentare come un grande risultato politico gli accordi raggiunti con il dittatore petrolifero, uno che i clandestini reimpatriati dall'Italia li pianta in mezzo al deserto in balia dei suoi scherani, uno che è dietro a cose come l'attentato di Lockerbie o le guerre combattute negli ultimi anni in Ciad e in Liberia (magari per interposta persona, da tristi figuri come Charles Taylor).

Libertà, dunque. Ieri sera, alle 23.30, ovviamente, su Rai 2 davano un documentario su una delle tante rotte dell'emigrazione, quella sul golfo di Aden, fra la Somalia e lo Yemen. Il documentario in sé non era niente di speciale; però mostrava una realtà ovvia, ovvia a tutti tranne che a Maroni, il tastierista diventato ministro della Repubblica e cioè che non tutti i clandestini sono dei criminali, come vorrebbe la legge italiana (e chissenefrega se essa ricalca il resto dell'Europa, se l'Europa dice e fa stronzate dobbiamo copiarla?), che le vie dell'emigrazione, come quelle dei tastieristi, sono infinite, che la gente che scappa dalla Somalia, per esempio, in genere non ha né il tempo né la possibilità di seguire le regole della burocrazia italiana per evadere da quel mattatoio a cielo aperto. Che se si presenta la possibilità salta sul barcone e basta. C'è da fargliene una colpa?

Poi, certo, nell'esercito dei clandestini si nascondono anche i criminali, incalliti e non. Sarebbe bello poterli distinguere subito, sarebbe bello se portassero in fronte uno stigma. Ma non si può. I benpensanti dicono: "Mica possiamo rischiare, ne va della nostra sicurezza". Ok, certo. Ma questo rischio lo corriamo già. Lo corriamo sempre. Forse che nello spazio di Schengen oggi non circolano liberamente dei criminali? Che dire allora dei nostri mafiosi in Scozia (quelli di cui parla Saviano in uno dei passaggi del suo Gomorra che nessuno mai ricorda?).

Liberà, quindi. Anche se poi, come spesso accade, la libertà è solo quella di farsi qualche birra. Prima di essere riaccompagnati nella propria CELLA.

Nessun commento: