No, Marco Travaglio, la banana no!

Amo frequentare le librerie ma a Natale diventa un'operazione curiosa perché i librai, consapevoli che l'italiano medio spende 65 euro all'anno per comprare libri (terz'ultimo paese in Europa), mettono in mostra il meglio della loro mercanzia, puntando al colpaccio. Ecco, è proprio la natura delle loro scelte che desta in me qualche stupore: ad esempio, oggi ho visto pile di un libro su "le letture di Hitler". Mi chiedo quale perversione storico-necrofila possa spingere l'acquirente medio a spendere una parte considerevole dei suoi 65 per soddisfare una curiosità del genere. Certo, sono il primo a riconoscere che le letture dicono moltissimo di una persona, specie se quella persona la si conosce poco o poco intimamente: ma, insomma, di Hitler credo si sia sviscerato tutto da un pezzo, no? Del resto, una veloce scorsa al suo unico parto letterario, quel Mein Kampf che spesso compare sulle bancarelle dei libri sfigati (o sui comodini di naziskin ancor più sfigati), dovrebbe bastare a fugare ogni dubbio residuo sul fatto che l'austriaco non era un colosso del pensiero. Comunque, non voglio discutere.
Ciò di cui mi permetto di discutere è del titolo dato da Marco Travaglio alla sua ultima fatica, le cui pile sono assai più alte e troneggiano come minacciose colonne d'Ercole all'interno di ogni bookshop che si rispetti. Il titolo è "PER CHI SUONA LA BANANA - Il suicidio dell'Unione Brancaleone e l'eterno ritorno di Al Tappone".
Ora, l'ammetto, io non sono uno spiritoso. Se mi capita, mi freno. Sì, sono un pesantone, ho letto Hemingway e Nietzsche e disdegno gli istant dedicati a temi di politica contemporanea. Può darsi quindi che sia la persona meno indicata per giudicare dell'arguzia di un titolo del genere (e di altri analoghi del tipo "Le mille balle blu"). Può darsi anche io sia ignorante di queste cose: forse i titoli dei suoi libri non gli sceglie Travaglio ma qualche astuto editor, o qualche programma di ricerca automatico che naviga per il web, selezionando e assemblando le parole più indicate per fare di un libro di Travaglio un grande successo. Forse i libri di Travaglio non li scrive Travaglio (non si capirebbe altrimenti dove trova il tempo). E in fin dei conti, è il contenuto e non il titolo che conta e il contenuto dei libri di Travaglio dev'essere graffiante, audace ecc. ecc. perché attacca Al Tappone e io da persona di sinistra dovrei, secondo logica, stare dalla parte di chi attacca Al Tappone, una volta che ho individuato chi si cela dietro questo divertentissimo pseudonimo, no?
Ma qualcosa in me, nel mio provincialissimo amore per la prosa si ribella. E allora dico no, no Marco Travaglio, non comprerò un libro che si intitola "PER CHI SUONA LA BANANA", non lo farò, mi terrò in saccoccia i miei 65 pezzi, per questa volta, magari me li sparerò tutti in Teroldego e Parampàmpoli (non sai cos'è il Parampàmpoli? Informati, anch'io ho faticato non poco con il tuo Al Tappone). O forse comprerò un libro dal titolo meno sbarazzino, come, non so, "Per chi suona la campana", o "Il mito dell'eterno ritorno". Con tanti saluti a te e, all'Unione Brancaleone e a Al Tappone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La pluralità delle voci contribuisce ad un ordinato andamento della democrazia.