Paris - un viaggio
Bastard Sons of Dioniso: l'intervista
Barzellette
Come ci stanno 20 ebrei in una Cinquecento? Nel posacenere.
BATTUTONA!!!!!
X-Factor in my mind
I'm going to X-Factor
Canzone quasi d'amore
per dirti cose vecchie
con il vestito nuovo
per raccontarti il vuoto
che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo
vivendo sui ricordi
giocando con i miei giorni
col tempo.
O forse vuoi che dica
che ho i capelli piu' corti
o che per le mie navi
son quasi chiusi i porti
io parlo sempre tanto
ma non ho ancora fedi
non voglio menar vanto
di me o della mia vita
costretta come dita
dei piedi.
Queste cose le sai
per te siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno
dei medesimi mali
per te siam tutti soli
ed e' nostro destino
tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola
il tacchino.
Non posso farci niente e tu puoi fare meno
sono vecchio d'orgoglio
mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno, ma...
c'e' una vita sola,
non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente
o al sogno.
Le sere sono uguali
ma ogni sera e' diversa
e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi
buoni ad ogni evenienza
inseguendo la scienza
o il peccato.
Tutto questo lo sai
e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte
del vivere in provincia
per te sian tutti uguali
siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali
siamo vigliacchi e fieri
saggi, falsi, sinceri
coglioni.
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei gia' andata?
Ti dono, se vorrai,
questa noia gia' usata
tienila in mia memoria,
ma non e' un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia di un altro, non vale.
D'altra parte lo vedi
scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa
pago le mie illusioni
fingo d'aver capito
che vivere e' incontrarsi
aver sonno, appetito,
far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare...
grattarsi.
Guccini qualche volta ha provato a giustificarsi, a dire che questa canzone conteneva dell'ironia.
Ironia?
AMMORE (love songs for Valentine' day)
I don't have much money, but boy if I did, I'd buy a big house where we both could live...
So che non è molto, ma è quanto di meglio io possa fare
il mio regalo è la mia canzone, e questa è per te.
Era Elton John all'inizio della sua carriera, e questa canzone, Your song, ...beh, è bellissima. Così bella che ha accompagnato, recentemente, un film di successo come Moulin Rouge (la bella era Nicole Kidman). Io la dedico a Roberta (la faccenda dei pochi soldi è particolarmente autobiografica...)
Brian Ferry dei Roxi Music invece è schiavo d'amore. Amore fashion, sensuale, torbido come la pellicola di Roman Polansky che ha utilizzato questa canzone, Luna di fiele. Brian è un vero divo, uno che vive dall'altra parte della luna rispetto ai comuni mortali...chissà come si sta.
Prendimi adesso baby, qui come sono, stringimi forte, prova a capire, il desiderio è forte è il fuoco che respiro, l'amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo.
Vieni, ora, prova a capire, come mi sento quando sono nelle tue mani.
Prendi la mia mano, vieni al riparo, loro non possono ferirti, ora...
Perché la notte appartiene agli amanti,
perché la notte appartiene al desiderio,
perché la notte appartiene agli amanti,
perché la notte appartiene a noi.
Because the night appartiene a NOI!
E vicino al fuoco di Patti Smith come non mettere quello del re lucertola, Jim Morrison, il Dioniso del rock, il leader dei Doors? Questa canzone, Light my fire, cercarono di censurarla all'Ed Sullivan Show. Jim se ne fregò, e anzi, calcò l'accento su quell'higer (...più in alto, pensavano fosse un riferimento alla droga).
Vieni ragazza, accendi il mio fuoco...
Amore spirituale. Sono gli Urban Species, un gruppo classificato acid jazz dei primi '90. Peccato siano spariti. Questa canzone, poi diventata un jingle (fottuti creativi), per me è una delle migliori di tutti i tempi. Il video non le rende giustizia. Spiritual Love, dall'album Listen.
Amore come possesso.
Ogni movimento che farai,
Ogni promessa che tradirai,
Ogni sorriso che fingerai,
Ogni barriera che innalzerai,
Io sarò lì a guardarti.
Ci sono però altre separazioni, anche più importanti, che sono travolte: tra politica, economia, cultura, e informazione; tra pubblico e privato; tra Stato e Chiesa. L’intreccio tra questi fattori della vita collettiva, da cui nascono collusioni e concentrazioni di potere, spesso invisibili e sempre inconfessabili, è la vera, grande anomalia del nostro Paese. Economia, politica, informazione, cultura, religione si alimentano reciprocamente: crescono, si compromettono e si corrompono l’una con l’altra. I grandi temi delle incompatibilità, dei conflitti d’interesse, dell’ etica pubblica, della laicità riguardano queste separazioni di potere e sono tanto meno presenti nell’agenda politica quanto più se ne parla a vanvera."
Oh baby baby it's a wild world (parola di Yusuf Islam)
Religions
Tutto questo per introdurre il blog più peso che abbia scritto finora, ovviamente.
La seconda riguarda la mia educazione. Non ho ricevuto un'educazione particolarmente religiosa, ma neanche anticlericale. Suppongo sia stato un vantaggio. Mia madre venne allevata dalle suore - era rimasta orfana - e non ne conservava un buon ricordo. Diciamola tutta: ricordava le loro crudeltà. Ma mi ha battezzato e non mi ha impedito di andare in chiesa, finchè ci sono voluto andare (sulla spinta dell'emulazione, secondo la ben nota tesi per la quale "il 90% per cento dell'umanità non può essersi sbagliata..." ecc.). Questo mi ha permesso di avvicinarmi serenamente alla parrocchia - come tanti ragazzi italiani - e serenamemente prendere da essa congedo, quando mi sono reso conto di non avere fede.
Il risultato è che non ho mai odiato le religioni. Anzi, le ritengo uno dei prodotti più alti dell'ingegno umano, nel bene e nel male. Le religioni sono dense di significato. Le religioni sono pregne di metafore sulla vita, sui rapporti fra gli esseri umani, su questioni come il potere, la libertà, la legge, l'amore, la natura. Le religioni sono performative: producono regole, sono il contrario dell'anomia. Possono far crollare delle civiltà basate sull'istituto della schiavitù (successe ai Romani) e possono istituzionalizzare la schiavitù (se ne avvantaggiarono gli spagnoli e poi tutti gli europei - assieme ai loro cugini americani - per un arco di tempo di qualche secolo. A scapito degli africani). Le religioni predispongono a vedere ciò che non è immediatamente visibile o comunque percepibile con i cinque sensi: sono contigue all'arte, alla poesia. Le religioni producono (a volte) igiene mentale, sono estremamente rilassanti e ti mettono in pace con il mondo. Altre volte è il contrario: possono spingerti a fare cose faticose e nobilissime, quelle cose che nessun partito e nessuna ideologia riescono oggi a cavar fuori dall'essere umano medio, tipo sacrificarsi per gli altri, fino a morire per gli altri (sull'esempio di Cristo). Le religioni, infine, hanno indirizzato gli sforzi dell'umanità verso la produzione di beni duraturi e di pregevolissima fattura: senza di esse avremmo solo acquedotti, strade, qualche castello qui e là. Ma riuscireste ad immaginare il paesaggio europeo senza le cattedrali e le pievi di campagna?
Insomma, le religioni, per quanto mi riguarda, sono affascinanti. Sia quelle che mi piacciono di più - come il cristianesimo o il buddismo (peraltro lontanissime fra loro) - sia quelle che mi piacciono o che capisco di meno, come l'islam o l'induismo (non è vero che tutte le religioni sono uguali o contengono gli stessi valori di fondo: questo è uno stupido luogo comune e non ha niente a che vedere con l'ecumenismo serio, che è confronto, sì, ma non annullamento delle differenze).
E' che io sono in difficoltà con dio in sé, ecco. E' che l'idea di un essere superiore che abbia creato questo pasticcio per un fine noto a lui solo mi sembra semplicemente inattendibile. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Se fosse un essere non dico onnipotente ma perlomeno intelligente, come lo dipingono, avrebbe dovuto sforzarsi di dare il meglio di sé, giusto? Chi di noi farebbe un lavoro importante con i piedi? Voglio dire, se devo prendere questa faccenda per buona, posso solo sperare che una volta fatto tesoro dei suoi errori abbia realizzato qualcosa di più decente altrove. Sì: se il mito della creazione è un mito, una raffinata metafora, mi sta bene. Se dobbiamo crederci sul serio, riconosco che la scienza non ha prodotto una spiegazione molto migliore (il big-bang? ma andiamo...), però, come sosteneva il mio prof. di tedesco delle medie, "il fatto che non sappiamo una cosa non ci autorizza a fare delle illazioni."
Ma il mio problema con le religioni non si ferma alla Genesi. C'è che le religioni - gran parte di esse - propugnano l'idea di un dio che si immischia nelle faccende degli uomini. Certo, non con la stessa frequenza o intensità degli dei dell'antico Olimpo, ma insomma Lourdes o Fatima ci si avvicinano parecchio. Mi chiedo: con quale criterio? Con quale criterio dio dovrebbe decidere di guarire quella persona, o di resuscitare la buonanima di Lazzaro, lasciando colare a picco milioni altri? Se ci fosse un dio così, sarebbe un dio capriccioso, umorale, crudele, il dio-coccodrillo di cui parla Fritz Zorn, quello che ha creato i crematori e le pietre di tortura (le pietre di tortura sono un'immagine di Céline, veramente...). Un dio così preferirei non incontrarlo mai in un vicolo buio. Oppure sarei costretto ad adorarlo per la sua perfetta imperscrutabilità (che è poi ciò che le religioni ci chiedono di fare quando concludono che la volontà di dio è inconoscibile e noi dobbiamo solamente chinare il capo davanti ad essa come i condannati davanti alla gigliottina).
So che i teologi dispongono di buoni argomenti per contro-argomentare. O forse no? Cito dall'ultimo Micromega Vito Mancuso, che insegna teologia all'Università San Raffaele di Milano: "Le argomentazioni tradizionali (ovvero quella ontologica e quella cosmologica ndr) del cattolicesimo per fondare il discorso su dio non tengono più (...). E' questo stato di cose, del tutto interiore alla teologia, il principale motivo che tanto preoccupa Benedetto XVI. Se la chiesa cattolica a partire dall'epoca moderna avesse studiato seriamente e amorevolmente le obiezioni della scienza e della filosofia invece di reprimerle con la violenza (intellettuale, mediante l'Indice dei libri proibiti, e fisica, mediante la tortura e l'uccisione dei dissidenti) contrapponendovi un'apologetica astratta, incapace di parlare con frutto alla coscienza moderna, oggi la situazione spirituale dell'Occidente sarebbe un po' migliore". E se questo vale per il cattolicesimo, cosa dovremmo dire dell'universo-Islam, dove i conflitti fra religione e modernità deflagrano giorno dopo giorno con una violenza devastante?
Va da sé che gli atei a volte sono più irritanti degli stessi credenti nel difendere le loro tesi granitiche. Peraltro bisogna essere indulgenti con loro: sono una minoranza discriminata. Io mi ritengo un agnostico. Chiariamo. Agnostico non è uno che "non si pone il problema", come spesso si sostiene, scioccamente. Non porsi il problema dei problemi, ovvero chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Bisognerebbe essere più abbruttiti di un cinghiale. Diciamo agnostico alla maniera di Protagora. Protagora, filosofo presocratico noto per avere affermato che l'uomo è la misura di tutte le cose, quelle che sono in quanto sono e quelle che non sono in quanto non sono. In due parole, non si può dare di dio un discorso "umano" (razionale, logico, falsificabile, per dirla con Popper), sia che dio esista sia che non esista. Perché la dimensione di dio è per definizione ultra-umana, quindi inconoscibile. Oppure, al contrario, non si può dare di dio che un discorso "umano" (limitato, parziale, terra-terra) sia che dio esista sia che dio non esista. Perché la dimensione dell'uomo è per definizione umana, e l'uomo non può conoscere che ciò che rimane alla sua portata.
Mi rendo conto che in questo modo faccio un bel falò dei profeti e dei loro Libri, ma tant'è, rimangono pur sempre straordinaria letteratura. Mi rendo anche conto che in questo modo confino la fede al solo elemento "mistico", e quindi, in definitiva, aleatorio. Sì, penso che la fede sia precisamente questo.
Insomma: conoscere dio attarverso la ragione mi sembra chiaramente una pretesa assurda. Non c'è nulla ma proprio nulla di ragionevole nell'idea di dio (con tutte le sue raffinate complicazioni, compresa quella trinitaria). Semmai, ecco, uno slancio, una tensione, forse un'ebbrezza. Che o ce l'hai (perché è innata in te, perché ti hanno educato ad averla, perché Dio ti è apparso sulla via di Damasco), o te la procuri. Per tutti gli altri c'è il passo indietro degli agnostici e un po' più in là la negazione secca degli atei. Che non significa - lo ripeto ancora una volta - ostilità nei confronti delle religiosi e dei valori che esse sottendono. Né significa necessariamente materialismo (a dir la verità, molti dei credenti che conosco sono schifosamente materialisti, e molti degli atei che conosco sono persone assolutamente spirituali).
In definitiva, credo soprattutto, senza alcuna pretesa di originalità, che la religiose sia una panacea, un linimento. Nei confronti di cosa? Della paura della morte. Che è poi l'orrore della condizione umana in quanto tale (finitezza, mancanza di scopo, la scomparsa individuale come destino finale). Edgar Morin ne scrisse ne L'uomo e la morte. Morin non è uno scienziato vero e proprio, perché salta di palo in frasca, scrive di qualsiasi argomento sul quale ritenga di avere qualcosa da dire. Perciò dice cose così interessanti. Fosse nato un po' dopo, sarebbe un buon blogger. L'antropologia classica diceva un po' le stesse cose. Prima degli dei, non esisteva forse un universo di credenze magico-religiose? E le religioni istituzionali non hanno forse ereditato quell'universo? Perché festeggiamo il Natale il 25 dicembre? Perché lo festeggiamo con l'albero? Solo che l'antropologia classica, quella del Ramo d'oro frazeriano, per intenderci, poneva questa consapevolezza al servizio dell'evoluzionismo. Come dire: poi siamo arrivati noi popoli civilizzati con il nostro cristianesimo e abbiamo dato una sistemata al tutto. Mi chiedo sempre perché non ne abbiano tratto la conclusione più logica cioè: religioni rivelate, culti "apocrifi" o pagani, magia sono sullo stesso piano, rispondono agli stessi bisogni psicologici. E il bisogno dei bisogni dell'essere umano è quello di essere rassicurato sulla morte.