Un gruppo di viaggiatori, dirottati a causa di un guasto ad un vettore da un aeroporto del nord Italia a uno della Toscana (Pisa), arriva alle 2 del mattino alla stazione centrale di Firenze. Fa freddo, la stanchezza accumulata è tanta, i bambini sono nervosi e infreddoliti. La prospettiva è quella di attendere le 4.30 per prendere il primo treno utile verso Bologna, Verona, e poi infine Treviso (dove hanno lasciato le loro macchine alla partenza). Ma la stazione è chiusa. Per evitare che si riempia di clochard, ovviamente: i quali clochard infatti sono accampati tutti fuori, assieme ad altri esponenti di varia umanità (peraltro non particolarmente molesta, ci tengo a sottolinearlo. A tarda ora, fuori dalle stazioni, uno può ritrovare dal vivo quelle atmosfere che piacciono tanto ai tantissimi appassionati di De André, anche a quelli che nei "quartieri dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi" non ci hanno mai messo piede).
La stazione è presidiata: dentro ci sono quelli della Polfer, a separarci da loro - e da una macchinetta del caffé - è solo un cancelletto. Ma non si può oltrepassarlo: i viaggiatori, in piena notte, rimangono fuori da uno spazio che sarebbe loro diritto occupare e che è anche uno spazio pubblico. Rimangono fuori, in piedi (ogni panchina attorno è stata rimossa), sicuramente a disagio.
So che è così in molte se non in tutte le stazioni e gli aeroporti, e che ci sono delle ragioni di sicurezza a giustificare tali provvedimenti. So anche per esperienza che se per sfiga arrivi in piena notte alla stazione di Monaco di Baviera, e devi aspettare il primo treno del mattino, ti controllano se hai il biglietto ma ti lasciano dormire dentro, al caldo e al sicuro (o almeno, così avveniva qualche anno fa).
La stazione è presidiata: dentro ci sono quelli della Polfer, a separarci da loro - e da una macchinetta del caffé - è solo un cancelletto. Ma non si può oltrepassarlo: i viaggiatori, in piena notte, rimangono fuori da uno spazio che sarebbe loro diritto occupare e che è anche uno spazio pubblico. Rimangono fuori, in piedi (ogni panchina attorno è stata rimossa), sicuramente a disagio.
So che è così in molte se non in tutte le stazioni e gli aeroporti, e che ci sono delle ragioni di sicurezza a giustificare tali provvedimenti. So anche per esperienza che se per sfiga arrivi in piena notte alla stazione di Monaco di Baviera, e devi aspettare il primo treno del mattino, ti controllano se hai il biglietto ma ti lasciano dormire dentro, al caldo e al sicuro (o almeno, così avveniva qualche anno fa).
So infine che i mali delle nostre ferrovie sono ben peggiori. Ma che le stazioni chiudano fuori i viaggiatori mi pare uno sgradevole segno dei tempi. Il ruolo della città, della città come istituzione, dovrebbe essere quello di accogliere, non di respingere: e i luoghi attraversati dai viaggiatori sono i cuori delle città per eccellenza. Bisognerebbe rendere questi luoghi (e altri ad essi affini, come i parchi pubblici), sempre più aperti e agibili, agli adulti e ai bambini, sia nelle situazioni di normalità sia soprattutto in quelle di "emergenza". Non chiuderli per preservarne l'integrità.