La Chiesa perseguita se stessa?
Leggo su un blog (http://aconservativemind.blogspot.com/): "La paura di Ratzinger dinanzi all’Onu, dunque, è quella che Fëdor Dostoevskij mette in bocca a Ivan Karamazov: «Se Dio non esiste, tutto è permesso»." Trovo davvero fastidiosa questa pretesa dei credenti di essere gli unici depositari di una morale. Oltretutto, questa visione è una visione disperata dell'uomo, perché lo svilisce profondamente. Davvero gli uomini hanno bisogno di inventarsi un Dio per darsi delle regole di condotta? Da non-credente mi pare una considerazione inaccettabile. Oltretutto è la stessa esperienza di vita (il dato empirico, diremmo, se fossimo in un'aula universitaria) a mostrarmi pressochè quotidianamente il contrario. Credenti di ogni fede che fanno ciò che vogliono (sia in materia sessuale sia in campi assai più delicati e gravi) giustificandosi in mille modi. E agnostici - come il sottoscritto - che non accetterebbero mai compromessi tanto enormi (spesso, perlopiù, frutto di mera ipocrisia).
E poi, abbiamo alle spalle un dibattito plurisecolare sul Giusnaturalismo. Come possiamo credere che le società umane non possano autoregolarsi, come possiamo far dipendere le regole che le governano da una divinità, da una religione? Ciò significa negare non solo lo stato laico ma le fondamenta stessa della nostra cultura (anche se ai sostenitori del Papa è spesso concesso dimenticare che le radici della civiltà occidentale sono Machiavelli e Hobbes e Locke e Voltaire e Stuart Mill e...Andy Warhol, ovviamente).
Ho letto l'intervento di un sacerdote trentino (peraltro illuminato) il quale dice: "In fondo l'omosessualità è reato in 94 paesi. La Chiesa non fa che schierarsi con essi."
Sì, ma - con tutto il rispetto - quali paesi? Rwanda, Libia, Iran, Bangla Desh, Etiopia, Birmania, Sudan, Arabia Saudita, Mauritania...
Fari di democrazia, insomma.
Il rappresentante vaticano all'Onu monsignor Migliore argomenta che una dichiarazione di valore politico - quale è quella proposta dalla Francia - rischia di aggiungere "nuove categorie protette dalla discriminazione senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni". In pratica, gli Stati che non metteranno omo e eterosessuali sullo stesso piano, verrano fatti oggetto di pressioni indebite se non addirittura messi "alla gogna". La preoccupazione, onestamente, è un po' debole, di fronte alla lista di vessazioni a cui, in tanti paesi, l'omosessualità viene sottoposta. Ma il discorso potrebbe allargarsi: infatti molti di questi paesi in realtà discriminano pesantemente anche altre categorie di cittadini, a partire dalle donne. Le persone di buon senso si chiedono perché ciò che le persone fanno in camera da letto sia così determinante per le gerarchie eclesiastiche. Si chiedono inoltre se ci siano specie d'amore intrinsecamente peggiori di altre, da circoscrivere, da punire.