Dalai Lama in Trentino


Il Dalai Lama sarà domani in Trentino. Si tratta della terza visita di Tenzin Gyatso al Trentino (le precedenti nel 2001 e 2005). Interessante mi pare essere soprattutto il contesto, un convegno internazionale sulle autonomie regionali nel mondo (a partire ovviamente da quella del Trentino Alto Adige), in appoggio alla richiesta del Governo tibetano in esilio, finora continuamente disattesa dal Governo cinese, di un'ampia autonomia per il Tibet, nel rispetto dell'integrità dei confini della Repubblica popolare.

Posto qui in via eccezionale (di solito evito le commistioni, ma questa non mi pare grave) il testo di un comunicato stampa fatto uscire sull'evento, con la sintesi del discorso pronunciato stamani dal Primo ministro del Governo tibetano in esilio in apertura dei lavori del convegno.


Un'autonomia che soddisfi i desideri di libertà e di autogoverno del popolo tibetano, che tuteli la sua lingua, la sua cultura, la sua religione, il territorio in cui vive - in una parola la sua identità - ma nel rispetto della sovranità cinese, dell'integrità territoriale della Repubblica popolare. Un'autonomia che consenta lo sviluppo economico, sociale e politico del Tibet, conformemente al dettato della carta costituzionale della Cina, che contiene "principi fondamentali per quanto riguarda l'autonomia e l'autogoverno i cui obiettivi sono compatibili con le esigenze e le aspirazioni dei tibetani". E' questo, in sintesi, quanto espresso stamani da Samdhong Rimpoche Kalon Tripa, Primo ministro del Governo tibetano in esilio, in apertura del convegno sulle autonomie regionali che si tiene a Trento, nel palazzo della Provincia autonoma.

Nel suo atteso intervento nella sala Depero del palazzo della Provincia, il Primo ministro del governo tibetano in esilio ha esposto i contenuti del "Memorandum sulla effettiva autonomia per il popolo tibetano", sottoscritto a Dharamsala (India) il 16 novembre del 2008 e sottoposto alle autorità cinesi (la Cina, com'è noto, entrò con il suo esercito in Tibet nel 1950; inizialmente essa firmò un accordo con il Dalai Lama, allora sedicenne. Nel 1959 la sollevazione dei tibetani contro la sinizzazione del Tibet venne soffocata nel sangue. Il Dalai Lama abbandonò il Paese con migliaia di profughi e si stabilì a Dharamsala, dove oggi hanno sede le strutture del Governo tibetano in esilio).
Il documento, che dovrebbe costituire la base di discussione fra il Governo tibetano in esilio e quello cinese, è stato presentato come compatibile con la costituzione della Repubblica popolare cinese, in particolare con la sua sezione VI, che prevede organi di autogoverno per le Regioni nazionali autonome e riconosce il loro potere di legiferare.
"Noi abbiamo iniziato a parlare di autonomia nel 1988 - ha detto il Samdhong Rimpoche - con un documento presentato a Strasburgo. Nel 2002 c’è stato uno scambio di opinioni proficuo fra una nostra rappresentanza e funzionari della Repubblica popolare cinese. Questi concetti sono ripresi nel Memorandum, che si articola nei seguenti punti: il rispetto dell'integrità della nazionalità tibetana; l'aspirazione dei tibetani; le esigenze fondamentali dei tibetani (il cuore del documento, in cui si esaminano i seguenti aspetti: lingua, cultura, religione, istruzione, salvaguardia dell'ambiente, utilizzazione delle risorse naturali, sviluppo economico e commercio, sanità pubblica, ordine pubblico, regole per le migrazioni della popolazione, scambi culturali, didattici e religiosi con gli altri paesi); creazione di un'unica amministrazione per la nazione tibetana all'interno della Repubblica popolare cinese; la natura e la struttura dell'autonomia; il cammino che ci aspetta.
Da parte della Cina c’è ancora un clima di forte sospetto. Noi però rispettiamo la sovranità della Repubblica popolare cinese, la sua costituzione e le sue autorità centrali. Forse ci sono errori di interpretazione di alcuni capitoli, ad esempio quello relativo all’ordine pubblico, ma non dev’essere un problema: non vogliamo un sistema di difesa interno, la difesa rimane nelle mani del governo centrale. Altro problema può essere la lingua: la lingua è l’attributo più importante del popolo tibetano, e quindi essa non deve essere sostituita dal cinese mandarino. L'articolo 4 della Costituzione cinese garantisce la libertà di tutte le nazionalità ad usare e sviluppare le proprie lingue scritte e parlate. Pertanto la lingua principale delle regioni autonome tibetane deve essere il tibetano. Ma non vogliamo l’esclusione del cinese mandarino. Per quanto concerne invece le migrazioni interne, il Memorandum non dice che deve essere impedita, ma che se le migrazioni e gli insediamenti (di cinesi Han) in Tibet continuano senza controllo i tibetani non si troveranno più a vivere in comunità compatte e quindi non avranno più il diritto, in base alla Costituzione, all'autonomia. In quanto alla religione, il Memorandum parla di libertà di credo e religione, conformemente alla costituzione cinese. Anche la separazione stato-chiesa è considerata importante, così come avviene in molti stati secolari. la richiesta di un'amministrazione unica autonoma per i tibetani, infine, non è irragionevole, è conforme al sistema nazionale delle autonomie. Chiediamo di avere un’unica amministrazione per tutte le aree definite come regioni autonome tibetane. Le attuali divisioni amministrative in seno alla Repubblica popolare cinese, infatti, promuovono la frammentazione e ignorano lo spirito di autonomia."
Il Primo ministro ha anche brevemente affrontato la questione dell'indipendenza. "Perché vogliamo l’autonomia e non l’indipendenza? - si è chiesto - Volendo essere pragmatici potremmo dire che non abbiamo scelta. Molti esperti pensano peraltro che sia corretto voler attuare quanto previsto dalla costituzione cinese, ma che questa sia comunque un’utopia, che equivalga a chiedeere l’indipendenza. Noi invece diciamo che aspiriamo fortemente all’autonomia e all'autogoverno: non miriamo al potere politico, noi aspiriamo alla libertà per tutti i tibetani e crediamo che se venissero attuati i disposti costituzionali ciò ci permetterebbe di 'entrare' in un mondo globalizzato, dove i confini nazionali sono meno importanti e dove potremmo avere rapporti positivi con tutti i nostri vicini."

Informazioni sul convegno al sito della Provincia autonoma di Trento qui