Le cose più interesanti della prima giornata del festival dell'Economia di Trento le ha dette Innocenzo Cipolletta, presidente delle Ferrovie dello Stato e dell'Università di Trento.
La prima è di sostanza e riguarda la crisi: no all'ottimismo di regime. No a chi dice che la colpa è tutta del catastrofismo dei media (magari per controllarli meglio).
La seconda è di metodo: si incolpano gli economisti, gli studiosi, di non avere previsto la crisi. Ma c'è un paradosso nelle scienze di questo tipo: le loro previsioni servono ai decisori per fare le politiche. Ora, se i governi avessero ascoltato quei (pochi, per la verità) che avevano previsto la crisi, e si fossero comportati di conseguenza, la crisi non ci sarebbe stata e gli esperti sarebbero stati accusati di avere sbagliato le previsioni.
Nel frattempo il Times parla di berlusconistan così...
Under pressure - sotto pressione
Odiava l'ansia che si generava in quei momenti, il senso di panico prodotto da un tipo di società e da un modello lavorativo (entrambi informatizzati) che sembrano dare per scontata la coincidenza temporale fra pensiero e azione, fra il desiderio e la sua la materializzazione istantanea.
Eppure sapeva che, a volte, sotto pressione lavorava meglio.
Sotto pressione le idee schizzano fuori dai neuroni come il sudore dai pori. Sotto pressione tutto diventa improvvisamente fluido, lubrificato, creativo. Sotto pressione il superio censorio allenta la presa; subentra una vertigine, un deliquio, uno sfrecciare delle persone e delle cose ai due lati dei lobi temporali, persino un senso di fratellanza, di parziale riappacificazione del genere umano, difficile da ritrovare in condizioni normali, quando a governare suprema è l'accidia, la noia, la nausea sartriana.
Sotto pressione è come in guerra, in viaggio, sulle montagne russe, tutti assieme ad alzare le braccia sull'orlo del precipizio. Sotto pressione l'aria è elettrica di temporale, c'è odore di pioggia. Scarpe slacciate e colletti allentati.
Quando poi ad essere sotto pressione è tutta una città, gli ricordava le volte che la neve aveva creato ingorghi pazzeschi sulle salite, quando il fiume aveva rischiato di straripare, quando si aspettava nelle piazze la fine dell'ultimatum lanciato dall'Onu a Saddam, prima guerra del Golfo, 1991. I bar esplodevano di gente, il volume della musica si alzava, gli sconosciuti si lanciavano occhiate allusive, le vesti frusciavano e i tacchi sbattevano sul porfido della strada. Quando l'intera città entrava nella giostra, poteva succedere di tutto. Il senso di un pericolo imminente, di una sorpresa dietro una colonna, di un incontro, un fallimento, un successo, un tradimento, un delitto.
Sotto pressione il sangue accelerava, sotto pressione acceleravano le nuvole, sotto pressione la borsa nera faceva affari d'oro, sotto pressione le palpebre si restringevano, le nocche sbiancavano, sotto pressione era terra di nessuno, senza legge.
Sotto pressione non ce n'era per bambini e animali. Sotto pressione le persone si scontravano con una violenza pari a quella impressa alle particelle dall'acceleratore del Cern. Sotto pressione bollivano, fumavano, urlavano, sotto pressione uomini e donne graffiavano, si prendevano a morsi, uscivano spettinate dai bagni. Sotto pressione si polverizzavano fortune e si concepivano creature, i sorrisi si vetrificavano in un gigno subdolo e sinistro.
Eppure sapeva che, a volte, sotto pressione lavorava meglio.
Sotto pressione le idee schizzano fuori dai neuroni come il sudore dai pori. Sotto pressione tutto diventa improvvisamente fluido, lubrificato, creativo. Sotto pressione il superio censorio allenta la presa; subentra una vertigine, un deliquio, uno sfrecciare delle persone e delle cose ai due lati dei lobi temporali, persino un senso di fratellanza, di parziale riappacificazione del genere umano, difficile da ritrovare in condizioni normali, quando a governare suprema è l'accidia, la noia, la nausea sartriana.
Sotto pressione è come in guerra, in viaggio, sulle montagne russe, tutti assieme ad alzare le braccia sull'orlo del precipizio. Sotto pressione l'aria è elettrica di temporale, c'è odore di pioggia. Scarpe slacciate e colletti allentati.
Quando poi ad essere sotto pressione è tutta una città, gli ricordava le volte che la neve aveva creato ingorghi pazzeschi sulle salite, quando il fiume aveva rischiato di straripare, quando si aspettava nelle piazze la fine dell'ultimatum lanciato dall'Onu a Saddam, prima guerra del Golfo, 1991. I bar esplodevano di gente, il volume della musica si alzava, gli sconosciuti si lanciavano occhiate allusive, le vesti frusciavano e i tacchi sbattevano sul porfido della strada. Quando l'intera città entrava nella giostra, poteva succedere di tutto. Il senso di un pericolo imminente, di una sorpresa dietro una colonna, di un incontro, un fallimento, un successo, un tradimento, un delitto.
Sotto pressione il sangue accelerava, sotto pressione acceleravano le nuvole, sotto pressione la borsa nera faceva affari d'oro, sotto pressione le palpebre si restringevano, le nocche sbiancavano, sotto pressione era terra di nessuno, senza legge.
Sotto pressione non ce n'era per bambini e animali. Sotto pressione le persone si scontravano con una violenza pari a quella impressa alle particelle dall'acceleratore del Cern. Sotto pressione bollivano, fumavano, urlavano, sotto pressione uomini e donne graffiavano, si prendevano a morsi, uscivano spettinate dai bagni. Sotto pressione si polverizzavano fortune e si concepivano creature, i sorrisi si vetrificavano in un gigno subdolo e sinistro.
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