"Se solo riuscissi ad essere più sicura di me. Più sicura di me! Mi chiedo: è forse questa la felicità di cui si sussurra con tanta segretezza? Perché quando parlo con qualcuno, all'improvviso, senza ragione, una gelatina fredda, schifosa, m'invade sottopelle, e allora non riesco più a dire nulla, nulla che non sia qualcosa di poco intelligente? Eppure, non c'è motivo di pensare che io sia poco intelligente.
Guardo gli altri, li osservo da lontano, senza che se ne accorgano, li osservo mentre stanno tra loro, mentre si accalorano per futili ragioni, qui come a Mosca, o perfino nella casa di campagna dei miei nonni, dove andavamo a trascorrere le vacanze estive, appena sposati...ci andremo più? I mattoni rossi, le scandole, il gallo sul tetto. Li guardo e non mi sembrano infelici, mi sembrano infelici solo quando un avvenimento inaspettato li colpisce, quando li passa da parte a parte, ma dura un istante, mentre la mia infelicità è un'ombra che non mi lascia mai.
Se solo potessi, se solo riuscissi ad essere più sicura di me. Più sicura di me! Allora sì che la vita sarebbe una passeggiata in primavera, lungo un sentiero che costeggia un ruscello. Se non pensassi, ogni volta, se non pensassi: ecco che faccio la figura della stupida. Ecco che parlo a sproposito, e mio marito mi incoraggia, vuole forse che io sembri stupida? Fa così per ottenere l'amicizia solidale degli altri uomini? Comprensione per una scelta avventata, aver sposato una sempliciotta? Lui, scrittore, lui compagno professore!
Credo che dovrei essere più sicura di me. Che dovrei provare. E se non ci riuscissi? Penso che, per cominciare potrei almeno rilassarmi. Potrei farlo una mezz'ora al giorno. Sarebbe già qualcosa. Un piccolo passo in avanti. Rilassarmi mezz'ora al giorno. Forse dovrei provare con lo yoga".
da Macchine fluide.
Scremature
Bisogna saper scremare le cose interessanti che le persone dicono, le perle di saggezza che hanno coltivato sulla loro visione del mondo, sulle loro esperienze. Ovviamente non si può accettare tutto, non tutto può andar bene per TE. Tuttavia è corroborante quando incontri una persona che non ti trascina nel vortice di una conversazione banale, dal quale vorresti uscire al più presto con una scusa. E' corroborante anche incontrare una persona che ha del TEMPO, il regalo più prezioso che si possa fare agli altri in questi anni feroci di produttività estrema e crisi, in cui tutto sembra fermo come se aspettase impaziente di ripartire eppure tutti hanno mille lavori, mille pensieri, mille tiramenti. Il regalo del tempo ti dà conferma della tua unicità, specie se hai la percezione che è proprio te che sta guardando, mentre le stai di fronte e ti accendi l'ennesima sigaretta, non uno scelto a caso nella sua folla. A volte devi persino sforzarti di lasciare andare il desiderio di solitudine, di lasciargli la mano, almeno per quell'ora, di mandarlo a farsi un giro. Sempre le cose importanti comportanto un minimo di sforzo, ma di questo dirò forse un'altra volta.
Dunque che cosa trattenere, per dopo? Qualcosa che ti tenga la mente impegnata quando guiderai verso casa, ascoltando una cover ben fatta?
Che al fondo del fondo, quando hai tolto tutto, rimani tu. Certo, potrebbe non bastarti, questo avresti avuto voglia di ribattere. Il tuo solito te stesso, e allora? Che c'è di speciale?
Ma a volte è importante ricordare chi si è, metterlo bene a fuoco, senza vanagloria e senza vergogna. Attenzione, mi dice, non ha nulla a che vedere con il coltivare il proprio ego. Non mi riferisco alla gratificazione momentanea di un sorriso, un articolo, un gesto che suscita ammirazione in chi guarda. E' pura, accecante consapevolezza. Il pasto nudo, direbbe Burroughs.
"Non voglio più cercare, non voglio più essere discepola, non voglio imparare più, ne so talmente tante di cose che potrei insegnarle. Voglio raccogliere, voglio che sia la vita a venirmi incontro e da quando l'ho capito, quando mi sono messa in quella disposizione d'animo, ha cominciato ad accadere."
Non so, ferma, ferma. Questo contrasta un po' con l'idea che esprimevo prima: che ogni cosa importante costi uno sforzo. Tuttavia rappresenta un apprezzabile punto di vista. Ognuno di noi, credo, qualche volta nella vita, ne ha avuto conferma, che è quando rilassi i muscoli delle gambe e del collo, quando smetti di dibatterti dentro al recinto della tua logica o dei tuoi desideri, quando ti scrolli definitivamente, schizzando in giro, che qualcosa succede, ed è come un incontro casuale per strada, come il vento che si alza all'improvviso, indipendentemente dalla tua volontà.
Ha parlato anche di malìe, che lei chiama màlie. Cose che stregano, cose che suggestionano, miraggi. Dice che bisogna liberarsene e io ricordo un altro incontro casuale, tanti anni fa, provocato da una scritta su una panchina, allora non c'erano internet o facebook, i messaggi in bottiglia li si affidava ad un muro o al legno di una panchina, appunto. "Mi dicono che bisogna vivere senza sogni e illusioni, ma allora come vivi?"
Un altro punto di vista, diametralmente opposto. Il punto di vista dei 18 anni contro a quello dei 40? Troppo facile, troppo banale, anche se lei ha insistito molto sul dato generazionale (che io perlopiù non considero, non credo sia possibile cambiare radicalmente la propria intima essenza, nel bene e nel male, e mi pare che anche Pavese buonanima la pensasse così...)
Poi, mi chiedo come fare, se si vive immersi dal mattino alla sera in un universo cultural-mediatico popolato da gente con voglie immense, se i tuoi cantanti hanno cantato we want the world and we want it..now!e i tuoi scrittori hanno morso affamati la vita e la morte e tutto quello che ci passa in mezzo.
In definitiva non so chi abbia ragione, se siamo macchine desideranti o se c'è in noi qualcosa di veramente puro, angelico, fermo, maturo, un'acuta visione, una spada che taglia. Probabilmente siamo l'uno per il 99% della nostra esistenza e l'altro per il restante 1%.
Bello però quando per qualche istante qualcuno toglie dai tuoi occhi il velo di Maya: poi sai che tornerà e riprenderai a muoverti attorno come un cane alla catena, scavando e scavando, di nuovo cieco, concupiscente, pieno di brame, di nuovo dentro allo specchio prismatico, però in quel momento sei lì e lo senti, che qualcosa si è sollevato, che sei senza passato né futuro, un monaco zen, un pescatore al largo con la sua barca, che recita un rosario aspettando il sorgere del sole.
Quando l'epifania è finita precipiti nel corso centrale della tua città, invaso dalla folla dei saldi.
Dunque che cosa trattenere, per dopo? Qualcosa che ti tenga la mente impegnata quando guiderai verso casa, ascoltando una cover ben fatta?
Che al fondo del fondo, quando hai tolto tutto, rimani tu. Certo, potrebbe non bastarti, questo avresti avuto voglia di ribattere. Il tuo solito te stesso, e allora? Che c'è di speciale?
Ma a volte è importante ricordare chi si è, metterlo bene a fuoco, senza vanagloria e senza vergogna. Attenzione, mi dice, non ha nulla a che vedere con il coltivare il proprio ego. Non mi riferisco alla gratificazione momentanea di un sorriso, un articolo, un gesto che suscita ammirazione in chi guarda. E' pura, accecante consapevolezza. Il pasto nudo, direbbe Burroughs.
"Non voglio più cercare, non voglio più essere discepola, non voglio imparare più, ne so talmente tante di cose che potrei insegnarle. Voglio raccogliere, voglio che sia la vita a venirmi incontro e da quando l'ho capito, quando mi sono messa in quella disposizione d'animo, ha cominciato ad accadere."
Non so, ferma, ferma. Questo contrasta un po' con l'idea che esprimevo prima: che ogni cosa importante costi uno sforzo. Tuttavia rappresenta un apprezzabile punto di vista. Ognuno di noi, credo, qualche volta nella vita, ne ha avuto conferma, che è quando rilassi i muscoli delle gambe e del collo, quando smetti di dibatterti dentro al recinto della tua logica o dei tuoi desideri, quando ti scrolli definitivamente, schizzando in giro, che qualcosa succede, ed è come un incontro casuale per strada, come il vento che si alza all'improvviso, indipendentemente dalla tua volontà.
Ha parlato anche di malìe, che lei chiama màlie. Cose che stregano, cose che suggestionano, miraggi. Dice che bisogna liberarsene e io ricordo un altro incontro casuale, tanti anni fa, provocato da una scritta su una panchina, allora non c'erano internet o facebook, i messaggi in bottiglia li si affidava ad un muro o al legno di una panchina, appunto. "Mi dicono che bisogna vivere senza sogni e illusioni, ma allora come vivi?"
Un altro punto di vista, diametralmente opposto. Il punto di vista dei 18 anni contro a quello dei 40? Troppo facile, troppo banale, anche se lei ha insistito molto sul dato generazionale (che io perlopiù non considero, non credo sia possibile cambiare radicalmente la propria intima essenza, nel bene e nel male, e mi pare che anche Pavese buonanima la pensasse così...)
Poi, mi chiedo come fare, se si vive immersi dal mattino alla sera in un universo cultural-mediatico popolato da gente con voglie immense, se i tuoi cantanti hanno cantato we want the world and we want it..now!e i tuoi scrittori hanno morso affamati la vita e la morte e tutto quello che ci passa in mezzo.
In definitiva non so chi abbia ragione, se siamo macchine desideranti o se c'è in noi qualcosa di veramente puro, angelico, fermo, maturo, un'acuta visione, una spada che taglia. Probabilmente siamo l'uno per il 99% della nostra esistenza e l'altro per il restante 1%.
Bello però quando per qualche istante qualcuno toglie dai tuoi occhi il velo di Maya: poi sai che tornerà e riprenderai a muoverti attorno come un cane alla catena, scavando e scavando, di nuovo cieco, concupiscente, pieno di brame, di nuovo dentro allo specchio prismatico, però in quel momento sei lì e lo senti, che qualcosa si è sollevato, che sei senza passato né futuro, un monaco zen, un pescatore al largo con la sua barca, che recita un rosario aspettando il sorgere del sole.
Quando l'epifania è finita precipiti nel corso centrale della tua città, invaso dalla folla dei saldi.
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