Oggi, durante uno degli incontri minori del Festival dell'Economia di Trento, ho sentito ripetere per l'ennesima volta che la globalizzazione ha spostato la competizione dal terreno delle imprese a quello dei territori. Ergo, bisogna fare squadra, creare piattaforme produttive coese ecc. "E' quello che fanno in Cina", ha detto a un certo punto uno dei relatori, e lì sono rimasto un po' sorpreso perché a parlare era stato un giovane imprenditore. Insomma, l'ultimo dei grandi paesi comunisti preso a modello da un rappresentante del capitalismo molecolare occidentale.
Poi ho riflettuto: va bene, è una logica che non mi piace, mi sembra un passo indietro verso il primo '900, verso la stagione dei nazionalismi, ma prendiamo atto che è così. Però se è così serve un modello. Un modello per il Paese. Quale modello può avere, dunque, per l'Italia, uno come il nostro capo del Governo? A quale Italia pensa, quando pensa alla competizione globale? A quale tipo di capitalismo? A quale piattaforma produttiva? A quale specializzazione funzionale del sistema-Italia, o non-specializzazione funzionale, se del caso?
Casualmente, l'occhio mi è caduto sul Corriere della Sera, dove compariva l'intervista a Marcello dell'Utri, senatore del Pdl, creatore di Publitalia, fondatore di Forza italia, ammiratore dell'Opus dei, condannato in primo grado per "concorso esterno in associazione mafiosa", fraterno amico dello Stregatto.
L'intervista verteva sulle famose feste in una delle ville di Berlusconi in Sardegna.
D: Allora, senatore: che succede a questi festoni?
R: Beh, intanto, ci sono due o tre situazioni che ogni volta tolgono il fiato a chi partecipa per la prima volta.
D: Scusi, situazioni di che tipo?
R: C'è la gelateria. Tu vai lì e ti servono tutto il gelato che vuoi. Gratis. Se ci pensa, è una trovata molto divertente.
D: Curioso, sì.
R: Divertente, lo ammetta. E sa qual è il gusto più buono?
D: No.
R: Il gelato del Presidente. Squisito.
D: Ci sono pure i coni?
R: Naturalmente. E' una vera e propria gelateria. Come pure la pizzeria. Ecco, si vaga nei giardini mangiando sorbetti e tranci di pizza, e poi si chiacchiera, si parla, si fa salotto...
D: C'è musica?
R: Sempre. E sempre dal vivo.
D: Apicella?
D: Lui ma non solo. A villa Certosa ho sentito cantare persino tenori e poi ho assistito all'esibizione di band di ogni tipo... Berlusconi, com'è noto, è un intenditore.
D: E al teatrino?
R: Giù al teatrino ci sono spettacolini, recite, balletti.
E qui ho avuto un'illuminazione. Il villaggio turistico. Certo, il villaggio turistico! Quello con l'all-inclusive. Mangiare e bere gratis, anfiteatro, musica di merda, comici, piscina, belle ragazze in costume o pareo (firmato)...
E' questo il modello. Certo, perché no. Semplice da capire, popolare fra gli elettori, paternalista quanto basta per assicurare al capo villaggio una lunga gestione del potere e un passaggio indolore dello stesso nelle mani di un qualche vice. Ecco il modello. In linea con l'immagine internazionale dell'Italia, di un paese un po' bizzarro ma dove si mangia bene e la gente è espansiva. Eccolo. Perfettamente spendibile sul piano interno: chi non vorrebbe vivere tutta la vita in un villaggio turistico? In fondo lui ce l'ha. Ne ha uno privato. Pensa un po'. Partendo dalle navi da crociera. Figata!
Coraggio, dunque, italiano, ancora un piccolo sforzo.
ps: non voglio sembrare snob. Io qualche volta nei villaggi ci sono andato. Non è il mio modello di vacanza, l'ammetto. Ma ci sono andato. In qualche posto mi sono pure trovato bene. Quando hai bambini piccoli, non hai voglia di farti il culo...(te lo fai già abbastanza...)...
Allo spettacolo serale mi sono sempre sentito in imbarazzo. Ma va bene, va bene, i bambini si divertono, per due settimane all'anno ci può stare, mica posso pretendere che in un villaggio turistico sparino la musica di Lou&Iggy, che recitino Sartre...che poi io sono un pesantone, conosco due barzellette in croce, dovrei imparare a vivere...
Però, ecco: due settimane, se proprio devo. Non c'è niente da fare, qui non è una questione politica e nemmeno economica, ma antropologica. Io piuttosto che una serata a ciucciare sorbetti con Noemi, lo Stregatto e il Marcello Bello a villa Certosa mi fionderei a Guantanamo.
Economia (festival dell') 2: Montezemolo
Nella seconda giornata del Festival dell'economia di Trento Luca Cordero di Montezemolo parla come un leader del centrosinistra e dice che l'evasione fiscale è un reato (il tonfo che avete sentito ieri attorno alle 16 non era una scossa di terremoto ma il sobbalzo di milioni di partite Iva), gli economisti invocano clemenza (come se non lo sapessimo che queste "scienze" non sono predittive, qualcuno aveva previsto il crollo del Muro di Berlino?) e più d'uno sostiene che in fondo l'Italia non è il paese che se la sta passando peggio, grazie non allo Stregatto di Berlusconistan ma a cose come le nostre bcc e casse rurali, definite le pmi delle banche (e anche qui qualcuno ricorda che solo un paio di anni fa tutti incitassero alle fusioni).
In effetti io ricordo la Londra del 1991 (ultimo scorcio del tatcherismo): beh, lì sì che era miseria, una cosa che francamente, in giro, non ho visto più.
Per il resto, nelle varie sedi sempre tanti giovani (alla faccia di chi li dipinge come un esercito di smutandati lobotomizzati), in internet è boom, in piazza Duomo una bella mostra fotografica di Romano Magrone, Enrico Letta è sempre pimpante (ma non riesco a non asssociarlo al Subuteo e ai Dire Straits), Tito Boeri ha il suo consueto sorrisino furbo e un mio caro amico che ha in odio il circo degli economisti commenta: "E' una compagnia di giro".
In quanto alla crisi, nessuno più si sbilancia: finirà quando finirà.
Ah, sì: stasera in piazza Dante (di fronte alla stazione) suonano i Bastard Sons of Dioniso.
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