Agosto sta scivolando via. Oggi l'unico articolo interessante sul "Corriere" parlava di come agosto sia l'unico mese in cui il tempo sembra rallentare, nel resto dell'anno per tutti il principale problema è la mancanza di tempo, il tempo congestionato, la "time poverty", insomma la corsa dei topi.
Riferiva inoltre i risultati di una ricerca secondo la quale le responsabilità principali non sono del lavoro o del tempo dedicato alla famiglia e alle cure personali ma delle scelte individuali, delle singole persone. In pratica, FACCIAMO MOLTO PIU' DEL NECESSARIO. Accontentandoci di qualcosa di meno, di un reddito solo discreto, di esiti lavorativi magari non strepitosi ma accettabili, di un aspetto fisico andante, il tempo libero da impegni aumenterebbe drasticamente (dal 25 al 40%). Detto così sembra semplicistico. Tuttavia a me pare evidente che esistano lavori che moltiplicano in maniera parossistica impegni e attività, la politica, ad esempio, che non si ferma mai, continuamente incalzata dai media, specializzati nel generare polemica e frustrazione. E mi pare evidente che una grossa responsabilità stia nell'innovazione tecnologica, che ti spinge ad acquistare continuamente nuovi beni, ad imparare ad usarli, ad aggiornati, a cambiare modello, a provare quello più figo, insomma, tutte queste menate.
Si potrebbe governare per 3 ore al giorno anziché per 24 ore su 24? Si potrebbe ristrutturare casa meno spesso, non cambiare il pc per i prossimi 10 anni, farsi la barba una volta alla settimana, comprare il giornale ogni 3 giorni? Si potrebbe andare a scuola alle 9? Viaggiare ai 30 all'ora? Non viaggiare in aereo senza sentirsi defraudati di qualcosa? Una famiglia reggerebbe al fatto di rinunciare a non vedersi per tutto l'arco della giornata per almeno 5 giorni su sette?
L'articolo diceva infine che a passarsela meglio sono le coppie senza figli. I figli assorbono una quantità enorme di tempo (vero, anche se non l'assimilerei a quello trascorso in un altoforno) e paradossalmente costringono a lavorare di più (a volte per pagare qualcuno che badi a loro).
Era Bernard Shaw, se ricordo bene, che si chiedeva: se l'uomo fosse liberato dalla schiavitù del lavoro (Marx!), se avesse all'improvviso molto tempo libero, come l'impiegherebbe? Per leggere, studiare, elevare il proprio spirito? Per scoprire portentosi rimedi contro le malattie? Per accudire i propri simili?
L'evidenza empirica, a suo giudizio, dimostra che, no, la scelta cadrebbe su alcool e prostituzione.
Andy Warhol: "Cos'è la vita? Ti ammali e muori. Tutto qui. Per il resto, devi solo tenerti occupato". Per l'inventore della pop art il problema era il contrario, non il poco tempo ma come impiegare il tempo. L'uomo ha orrore del vuoto. Anche la politica ha orrore del vuoto, in ogni senso. I vuoti di potere devono essere immediatamente riempiti. Gli anarchici si sbagliavano di grosso presupponendo che gli uomini non vogliano essere comandati. "E a volte il vuoto lo riempiono i peggiori", commentava un diplomatico italiano pensando alla Somalia, al caos subentrato alla caduta di Siad Barre, ai signori della guerra. La lezione? Devi stare attento anche a liquidare un tiranno. Può darsi che poi vada peggio (come sanno bene gli iraniani)
Ma ad agosto a volte hai sul serio l'impressione che le cose rallentino. Il sole frusta la città e la sera le cose si distendono, tirano il fiato, l'acqua nel greto del fiume non scende più tumultuosa dalle montagne, pesante di fango, ma si disperde in tanti ruscelli fra le pietre.
Mangi lentamente un panino in un fast food. C'è una cantante nell'anfiteatro di cemento che intona un blues, ha forme rotonde, si accarezza un fianco.
A casa ci si libera dei vestiti, il corpo è sempre umido, come una macchina ben oliata, si passa e ripassa in mutande davanti alla finestra immaginando di essere spiati.
Ad agosto puoi usare la macchina in città, col gomito che sporge dal finestrino anche se potresti accendere l'aria condizionata. Niente fila a supermercato. Non devi cercare l'esotismo nei paesi lontani, ce l'hai per le strade, tutti i popoli della terra nel tuo quartiere, ogni genere di cultura, di vesti fruscianti, di decorazioni corporee, tatuaggi, hennè.
Settembre arriverà, c'è tempo per quella luce obliqua, per la canzone di Kurt Weil, c'è ancora tempo prima dei ripensamenti infiniti che arrivano con le foglie morte. Al momento c'è polvere e vento rovente all'improvviso che scuote le chiome e diffonde, c'e un torpore attivo, un motore immobile, una motocicletta che si allontana, cambiando marcia per affrontare la salita, c'è piscine, panchine, altalene che vanno da sole, c'è un parcheggio che cola, una scritta tracciata col dito, una coppia che si ama su un tetto, una birra o un vino bianco ghiacciato alle 11 quando fa più effetto, un serial killer acquattato dietro al cespuglio, un tuffo dal trampolino, che dura tantissimo.
Ho iniziato questa giornata con i Dead Wheater, bello elettrico. Ma si conclude con un brano sentito in tv, a corredo di un servizio del tg. Di un gruppo che non mi piace nemmeno così tanto. Coldplay. Well done.