Poi ad un certo punto sente un rumore, da fuori, non un rumore, una musica, sgangherata, una musica di strumenti a fiato, ottoni, si alza, l'abbandona un istante, le molle del letto cigolano, da dove verrà? Deve saperlo. Non dal cortile interno, troppo stretto, dalla strada, sì, va alla finestra del soggiorno, si china per guardare fuori perché la saracinesca è quasi del tutto abbassata e non vuole alzarla, guarda attraverso lo stretto spazio orizzontale, poco più di una fessura, una striscia di luce, e quattro piani più sotto, sul marciapiede, sta passando un'orchestrina zingara, sono in quattro, ne conta quattro, una tromba, un trombone, un sax, il quarto ha un tamburo a tracolla, tornano da una festa, probabilmente, o ci vanno, in fondo sono solo le 9, le 9 di un venerdì sera, stanno andando a suonare da qualche parte nel quartiere con camicie bianche e pantaloni neri, e cappelli, e sono già allegri, carburati, si vede, gli sembra di vederlo, nel loro incarnato, rubizzo, nei sorrisi sghembi, e poi ecco che quello con la tromba riporta il suo strumento alle labbra, lascia sfiatare una sequenza di note, passando davanti al cancello dell'autorimessa, gli altri ridono, quello col tamburo a tracolla sferra una gran mazzata alla pelle, in un attimo sono fuori dalla sua visuale, sono all'incrocio, sono già andati.
Torna in camera, nella luce incerta, l'ora in cui il giorno cede il passo alla notte, l'ora dei nictalopi.
"Chi era?"
"Sembrava un video di Tom Waits. Ho l'impressione che nessuno abbia fretta di andare a dormire, stasera."
"Neanche noi."
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