IL DISCORSO CONCLUSIVO di Delmore Schwartz (frammento)
(...) Poi il vecchio professore tirò fuori uno specchio ovale.
"Non capisco il suo modo di fare, professor Duspenser", disse il rettore, tornando ad avvicinarsi.
"E io non capisco il suo", ribattè il vecchio strillando, e il pubblico stupito rise nervosamente.
Poi la pioggia si scatenò, i lampi scattarono nel cielo e i tuoni esplosero immediatamente dopo. Il vecchio intanto teneva lo specchio davanti al viso come per sistemarsi i capelli con civetteria.
"Ah" esclamò. "Quanto siete disposti a pagare per questo, per questa meravigliosa cosa che vi rimanda la vostra immagine? Quanto? Quanto tenete alla vostra stessa immagine come appare qui dentro?"
Uno studente gridò: "Quattordici dollari della Confederazione!" e il pubblico rise, di nuovo sollevato. Il vecchio tacque, come se cercasse di controllare una rabbia irresistibile. A quel punto il pubblico era del tutto affascinato, nonostante la pioggia.
"Ma uno specchio è pericoloso. E' una minaccia in casa e il cane non è in grado di fargli da guardia. Potete però guardarci dentro, anche se tutte le bugie dei vostri sporchi cuori come al solito vi proteggeranno. In realtà, un giorno potreste farvi la sorpresa di vedere quanto siete odiosi. O i figli. I figli possono vedervi mentre vi specchiate e scoprire che i vostri occhi sono fissi su escrementi!".
"Tutto questo è osceno e intollerabile", esclamò il rettore, dopodiché, rendendosi ancora più ridicolo, diede fiato al fischietto, tonalità di flauto, per chiamare la polizia del campus.
"Avete mangiato ciò che mangiano i porci, vi siete sostentati di ciò di cui si sostentano i porci, fino a ridurre un vecchio a guardare con occhi terrorizzati la società in cui deve vivere e morire. Siete al di là persino degli insulti. Come Isaia, io vi dico: Maledetti per i giardini che avete scelto. La Storia è morale da cima a fondo! Tutto ha il suo prezzo!".
Un lampo zigzagò in mille saette laggiù a occidente. la polizia del campus salì sulla pedana e condusse via un vecchio piangente. La figlia di mezza età che prima aveva cercato di fermarlo stava ora spiegando al rettore che il padre era malato da tempo e non era certo responsabile per ciò che diceva, e tuttavia aveva voluto accettare l'invito dell'università.
Il pubblico sgombrò, estenuato, perplesso e bagnato, discutendo, sotto ogni possibile punto di vista, dei pasticci dello storico.
Ritornò così la percezione della metropoli, stretta e alta su tutti i lati, piena di traffico, incidenti, commercio e adulterio, di mille negozi e palazzi e teatri, il ventre corso da nere ferrovie sotterranee, con le sue torri e i suoi ponti grandiosi, torbidi e privi di significato.
Intanto la sera grigio topo si stendeva impercettibilmente sopra i lampioni e i semafori, coprendo lo stridio delle ruote dei taxi sulla strada bagnata.
Delmore Schwartz, Nei sogni cominciano le responsabilità, Serra e Riva, Milano, 1990 (originale del 1937).
Ps: il discorso del presidente Napolitano, ieri sera in tv, era il miglior discorso che potesse pronunciare, sulla soglia del 2012, un uomo di stato italiano. A parte la resistenza fisica dimostrata nel leggerlo tutto (più di 20 minuti!), è stato sincero, onesto, lontano anni luce dal populismo falso e consolatorio di Berlusconi così come dal rozzo qualunquismo leghista. E' stato il discorso che andava fatto in un'Italia che con Monti ha decisamente svoltato, lasciandosi alle spalle lo spettacolo patetico e indecoroso che davamo prima. Un paese che sa di poter farcela e che vuole riprendere il posto che gli spetta in Europa e nel mondo.
Ps 2: perché la vita non stupisce mai? Perché sentire per l'ennesima volta, a 46 anni, parlare di sviluppo, di sacrifici necessari, di spesa pubblica in eccesso, di lotta all'evasione fiscale? Ma gli altri non si stufano? Sono solo io a sentirmi un po' afflitto da tutto questo, a desiderare che sullo schermo compaia un emulo di Dossetti (o di Allen Ginsberg) anziché un emulo di Degasperi? Un profeta anziché uno statista? O perlomeno uno che dica: ok, quando il debito pubblico è andato alle stelle (dal 1980, dice Napolitano, ma forse anche da prima, le baby pensioni le volle per primo Rumor nel 1973, pura era democristiana) IO C'ERO???
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