In the city
Cose che ho dimenticato. Ad esempio, che non sia scontato che le persone ti rispondano in italiano o in tedesco. Una volta le distinguevi, dalle facce, o dai vestiti, adesso è sempre più difficile, alla fin fine un po' di mescolanza è arrivata anche qui.
Faccio colazione in un bar del centro. A gestirlo è una signora cinese. Parla con scioltezza entrambe le lingue, il tedesco forse anche meglio dell'italiano. C'è quella clientela aristocratica che non ritrovo altrove, che mi fa sentire bene. Una donna sfoglia il giornale seduta ad un tavolino all'aperto, nonostante alle 9 faccia ancora freddo, i raggi del sole non sono ancora penetrati nella strada stretta fra due alte file di case. Dentro, una coppia, vestita con informale eleganza. C'è una certa differenza d'età fra i due, potrebbero essere padre e figlia (un padre che si conserva molto bene), o semplicemente una moglie con marito più anziano, ma fresco, magro e curato. Un'altra donna, sola, alla mia destra. Tutti con la loro copia del quotidiano, preferenza per il Corriere. Cappotti beige per gli uomini, cappelli e molto rosso per le donne, screziato di nero. Sì, è già Mitteleuropa. Un tocco retrò ma senza affettazione, più a sud sembrerebbe già una posa, non qui.
L'informalità regna sovrana. Mendicanti e vetrine che espongono abiti costosi, tutto si sfiora e si compenetra senza stridore, senza il digrignar di denti. Un understatement più che britannico, si direbbe. Del resto, si sa che in queste terre il conflitto è la cosa più temuta, noi che siamo cresciti a forza di Hegel e Marx abbiamo introiettato la dialettica, il conflitto, per noi, dovrebbe portare ad una sintesi più avanzata, a partire da quello di classe. Non qui. Il soffio del mondo tedesco, la Heimat, la conciliazione degli opposti, il cooperativismo, la sozialpartnerschaft. Il senso della comunità prima di tutto, la coesione il valore più sentito e più apprezzato. Il tutto in silenzio, senza bisogno di tante parole, si fa ma non si dice, un atteggiamento già un poco protestante, anche se il cattolicesimo è ovunque.
Eppure, e al tempo stesso, una città molto meridionale. Lo capisco solo ora, avendo preso prudentemente le distanze. Si può capire bene solo tirandosi fuori, quel tanto, si deve essere cosa distinta dall'oggetto osservato, per penetrare, per vedere.
Tanti italiani del sud, tanti italiani-italiani, così diversi dai trentini, il loro modo di parlare, il loro modo di camminare. Un'identità che il tempo e l'emigrazione non hanno scalfitto per nulla.
Nei quartieri nuovi, dove ho casa (ma nuovi per modo di dire, solo non-medioevali), lo stradino aspira le foglie con il suo tubo fracassone. I pensionati sono nei bar o nei supermercati, solcano marciapiedi in cerca di qualcosa, una maniera per passare il tempo, per fare arrivare l'ora di pranzo, penso a mio padre. Un uomo aiuta una macchina ad uscire da un cortile, in retromarcia, su una strada trafficata, gli fa segno di andare deciso, ci pensa lui a governare il traffico. Giovani tamarri scrutano telefonini, e altri vecchi, piegati dall'età, sbilenchi, ma ben vestiti, attraversano sulle strisce pedonali.
Tutto il mattino scintillante è con me, annunciato dalle campane, che mi hanno trascinato fuori dal sonno già alle 7. Mani brandiscono sigarette, molte le donne, una cosa confortante, pensi che non succederà a te, no, in questa moltitudine, non sarai tu quello colto da un cancro.
Ragazzi su una panchina con zainetti ai piedi, altrove si direbbe che hanno marinato, qui che hanno fatto blaun. E pensare che alla loro età, l'età di mia figlia, adesso, spesso ho disertato i banchi del ginnasio per inerpicarmi su per le passeggiate del Guncina, un tornante dopo l'altro, finché la città si stende ai tuoi piedi, scenario ineguagliabile, guglie di campanili e macchie d'alberi, rumori lontani di autostrada, di macchine e camion diretti al Brennero, le Dolomiti come sfondo, qualcosa che è difficile trovare altrove e infatti anche se viaggiamo per il mondo raramente ci scomponiamo, siamo abituati alla bellezza, siamo abituati a scenari di sogno, a profili frastagliati di montagne come ossi calcinati che all'ora del tramonto si incendiano.
Sotto, nel dedalo delle strade, fra le palazzine e i bar, scorre la vita. Puzze di marmitta e cassonetti, vigili occhiuti, commesse di distratta bellezza.
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