Cosa c'è da dire?

(raccontino)

Fermò la macchina di fronte a un ristorante, di fianco alla stazione delle autocorriere. All'interno stavano già facendo le pulizie, ma la notte era calda e alcune persone sostavano ad un tavolino sul marciapiede, affacciato sul parco.
"State chiudendo o si può ancora mangiare?", chiese alla donna che sparecchiava i tavolini.
"Prego".
Si sedettero sotto un amplificatore che diffondeva ad alto volume musica da discoteca passata di moda. Ma quasi subito qualcuno, dall'interno del locale - forse quella che li aveva fatti accomodare - lo spense.
Una gentilezza nei loro confronti? La donna – bionda, di mezza età, magra, il tipo di persona che si muove sprigionando scintille di energia compulsiva - le era sembrata gentile, nonostante l'ora tarda. Si chiese se avesse a che fare con qualcosa che si portavano addosso, un odore buono, un'aura, o se fosse solamente gentilezza innata. Preferiva la prima ipotesi. Quando erano usciti - si stava sistemando i capelli con le mani davanti allo specchio - lei gli aveva detto: "Lascia stare. Sei bellissimo. Come un uomo che ha fatto l'amore per ore".
Anche lei era bellissima, rifletté. Ma se l'avesse vista camminare per strada, se l'avesse incontrata in un ascensore, avrebbe intuito che era stata appena abbracciata, avrebbe capito che la sua pelle sotto al vestito di cotone portava i segni di quegli abbracci, di mani e denti e anche delle pieghe del lenzuolo a cui l’aveva inchiodata?
No, probabilmente no. Un fatto che lo lasciava sempre stupito. Che si potesse passare così in fretta dalle infinite variazioni del piacere alle infinite ovvietà dell'esistenza ordinaria. Invisibili.
Certo, era un vantaggio. Per persone nella loro condizione era indubbiamente un vantaggio.
Al tempo stesso, però, a volte aveva desiderato che in qualche punto dei loro corpi si producesse come...una modificazione, un'incrinatura? Uno spiraglio dal quale far filtrare una luce? Oppure, magari, un buco, un varco, per guardarci dentro, nel rosso, nel vivo della carne, per vedere cos’era successo, cos'era cambiato. Perché, in sere come quella, qualcosa nelle vite di entrambi si modificava. E allora, sarebbe stato giusto che gli altri lo vedessero, in qualche modo. Sarebbe stato come un faro. Avrebbe indicato una strada.

Si riscosse perché all'altro tavolo qualcuno aveva parlato a voce alta. Facevano un brindisi, quattro uomini e due donne, con l'aria perfettamente sveglia e ancora sobria. Pensò per un attimo di voler essere uno di loro; sapeva che è meglio non pensare troppo, mai, e in generale, ma non riusciva a impedirselo, perché gli intervalli fra un incontro e l’altro erano lunghi, a volte anche un mese, o più. Essere un animale notturno senza nessuno ad aspettarlo a casa, un uomo solo che beveva assieme ad altri uomini e donne di una certa età, soli anch’essi, beato dei soldi che aveva nel portafoglio e che gli avrebbero permesso di pagare un altro giro, delle sigarette schiacciate nella tasca. Una vita lontanissima, irraggiungibile. E a conti fatti, forse, nemmeno tanto desiderabile, anche se aveva conosciuto persone che l’avevano vissuta, eccome. Suo padre, ad esempio.

Lei stava scorrendo il menù. Si era raccolta i capelli sulla nuca. Era stanco e appagato ma non ancora sazio. Non lo erano la sua mente e i suoi occhi, perlomeno. L'avrebbe baciata di nuovo, il collo, i piedi, le braccia, l'incavo delle ascelle, cosa aveva trascurato? Non si stancava mai di percorrerla, non si stancava mai di immaginarla frutto da mordere, campo da arare.
Che quando si davano appuntamento potesse essere l'ultima volta, gli veniva in mente solo dopo qualche giorno. Quel genere di tormento, per adesso, poteva aspettare. Ora avrebbero cenato e lui avrebbe gustato le sue parole, i paesaggi che schiudevano sulle sue altre esistenze, quelle che conduceva lontano da lui. Avrebbe sentito la notte estiva alitargli sul collo. Non c’erano più molte auto in giro e ogni suono, ogni sillaba pronunciata, acquistava una sua speciale dignità.

Poi, magari se ne erano accorti tutti. Ne stavano parlando tra loro? Per questo adesso bisbigliavano? E che cosa avrebbero dovuto dire? Cosa c'è mai, da dire?

(da La calda notte degli avatar)


Nessun commento: